Attualità

Liscio come l'olio

pubblicata il 11.01.2013

Tempo di bilanci in questi giorni per la campagna oleicola 2012. Bilanci dal punto di vista produttivo, ma anche legislativo. L'olio extravergine di oliva, orgoglio e vanto della nostra nazione, è infatti uno dei maggiori crucci del legislatore italiano, stretto fra gli interessi nazionali e la politica europea. Numerosi sono stati nel tempo i tentativi di tutela e di valorizzazione di questo prodotto, ma continuano a essere all'ordine del giorno vendite sottocosto, contraffazioni e sofisticazioni. Fra le più frequenti la vendita di olio straniero spacciato per italiano, o la vendita di falso extravergine prodotto con tagli di oli di oliva di qualità inferiore o oli vegetali di altra origine, per un valore stimato di circa 100 milioni di euro. Il settore fa gola a molti, se si pensa che il giro d'affari è di oltre 2 miliardi di euro. L'olivicoltura italiana è forte di oltre 250 milioni di piante, che non sono sufficienti però a soddisfare il fabbisogno nazionale. Importiamo infatti più di quanto produciamo: 625mila tonnellate a fronte di una produzione di 564mila. L'olio di oliva arriva in Italia principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia. E se il 2011 è stato l'anno boom delle importazioni, è facile pensare che 2012 e 2013 non sarà da meno. Le previsioni di produzione 2012 elaborate da Ismea in collaborazione con Aifo, Cno e Unaprol, parlano infatti di un calo a livello nazionale del 12%. Un inverno freddo, con gelate e nevicate abbondanti a febbraio, ma soprattutto la siccità e il forte caldo estivo, hanno pesantemente influenzato l'olivicoltura in quasi tutta Italia. Particolarmente colpite Umbria (-35%), Molise (-35%) e Veneto (-30%), in controtendenza invece Sardegna (+40%), Liguria (+20%) e Lombardia (+20%). Ma a far discutere in questi giorni è anche la cosiddetta legge salva olio, approvata dal Parlamento sul finire del 2012. La legge inasprisce le pene per le contraffazioni e modifica l'etichettatura dei prodotti: caratteri più leggibili e stop a marchi e informazioni ingannevoli sulla provenienza delle olive. Nuove regole anche sulla durata, che non potrà superare i 18 mesi, e stretta anche sulle vendite sottocosto, che vengono limitate e sottoposte a una nuova procedura di autorizzazione. Una delle conseguenze dirette della legge sarà anche la scomparsa dell'oliera dai ristoranti e trattorie. I pubblici esercizi dovranno infatti mettere in tavola solamente contenitori dotati di dispositivo di chiusura e con un'etichetta che indichi l'origine dell'olio e il lotto di appartenenza. La legge adesso deve passare al vaglio della Commissione Agricoltura di Bruxelles, che spesso ha avuto da ridire sulle leggi italiane di tutela dei prodotti agricoli. Vediamo cosa succederà questa volta. Immagine da Flickr

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