Attualità

Londra, la non-carne in un ristorante stellato: la “prima volta” dell’Harwood Arms

pubblicata il 02.10.2020

È difficile che lo chef di un ristorante stellato utilizzi ingredienti lavorati per i suoi piatti. Molto difficile. Figurarsi quelli ultratrasformati (che cosa sono ve l’abbiamo spiegato con l'articolo La mala-evoluzione del junk food ): “Preferisco scegliere le materie prime e poi servirmene io per le mie ricette”, ti dirà uno qualsiasi di loro se gli domandi che cosa pensa dei cibi “pronti” e se li usa.

E però... e però c’è un’eccezione alla regola: Sally Abe, la chef dell’Harwood Arms, ristorante con una stella Michelin nel cuore di Londra, è la prima a impiegare in cucina uno di questi prodotti. Di più: è la prima a impiegare un’alternativa vegana a un prodotto di derivazione animale. Da un paio di giorni, è possibile ordinare il suo celebre Uovo alla Scozzese (un antipasto fatto con uova avvolte nella carne di maiale, poi impanate e fritte) con la non-pancetta al posto della pancetta tradizionale.

CAMERIERE, “QUESTA NON È PANCETTA”

La scelta della Abe è caduta sulla pancetta vegana dell’ingleseThis, realizzata partendo dalla soia: l’azienda, che ha a catalogo anche numerose varianti di non-pollo, si chiama così appositamente per creare un gioco di parole con i suoi prodotti, che sono “This isn’t Chicken” (in italiano, “Questo non è Pollo”) e “This isn’t Bacon” (“Questa non è Pancetta”, cioè).

Una scelta originale, simile a quella della cilena NotCo (di cui vi abbiamo raccontato nell'articolo Pesce di banana, patatine di salmone, latte fatto dall'IA e altri cibi assurdi che puoi già mangiare), anche utile per evitare noie legali dai produttori di alimenti tradizionali (Perché se è vegetale non si può chiamare latte? Vi spieghiamo la battaglia sui nomi dei cibi ). E pure critiche sui social network, perché già te lo dicono loro che “non è pancetta”.

UNA DECISIONE IMPORTANTE

Nel complesso, il piatto è vegetariano e non vegano (perché comunque c’è l’uovo), ma il suo arrivo nel menù è comunque importante. Per due motivi, soprattutto: perché offre una possibilità di scelta in più, per esempio per le persone vegetariane che sinora non potevano provare questa particolare ricetta; perché apre una breccia che potrebbe portare anche il mondo dell’altissima cucina a scegliere alternative plant-based alla carne. Con tutto quello che ne conseguirebbe.

La scelta di This è un altro dettaglio importante in questa storia. È un’azienda relativamente giovane, piccola, non certo a livello dei colossi americani Beyond Meat e Impossible Foods, e però ha già le spalle abbastanza larghe: nata (anche) grazie a una campagna di crowdfunding online, ha avuto talmente successo da raccogliere successivamente oltre 4,5 milioni di euro da investitori privati.

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