Attualità

Matteo Fronduti | Manna senza attraversare il deserto.

pubblicata il 10.12.2010

Mi piace e non so perchè, la zona di Milano in cui è conficcato il locale del cuoco-motociclista. Perchè quando lo vedi che ti viene incontro, alto come gli scaffali di una vecchia farmacia e largo tanto quanto, pensi che i suoi baffi a manubrio starebbero bene su una Electra Glide. Invece, lui, guida motociclette tedesche.
Mi piace come scrive i piatti sulla carta, con quei nomi farfalloni e sorridenti: giusto per prendersi un po' meno sul serio, che di vescovi e cattedratici ne avremmo anche le tasche piene. E questo mi ricorda da vicino il gusto del "pin", una roba oscura che si faceva da piccoli in campagna: pangrattato, formaggio, uovo e poca carne, per dare sostanza a brodi troppo sottili. Pane, mortadella, stracchino, pistacchi. Certo, rùstico e bàsico.
Non ho chiaro perchè questi ravioli di zucca, pasta di salame cruda e composta di cipolla si chiamino "Crapa Pelada", ma la tostatura rende croccante la pasta, e traduce certe rimembranze mantovane.
E' invece chiaro assai perchè chiama "Aldo Fabbbbbrizi" i bucatini cacio e pepe: uno scippo di romanità. Allagati di fegatosità, ad aggiungere brio, brivido e abbrivio. My one, direi.
Lepre, quindi Ha vinto la tartaruga. Piatto da affrontare con circospezione: la cottura è breve, i sapori sono carnali. Ma è buono, eccome!
La torta di mele, con la farina gialla. Ancora rùstico, ancora bàsico: dolce semplice, con quell'alito così agreste del gelato al rosmarino. Fresco.Un bel modo di concludere in dolcezza.Ha le idee chiare, il ragazzo.

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