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Champagne | Vini veri per uomini duri

pubblicata il 05.07.2011

Veniamo su con tutto l'armamentario del Mulèn Rusg, le donnine e i tappi facili; e le feste dei film con queste bottiglie che tracimano e gente che ride, e la sovrapposizione dello Sciampagn con vita lieve e spesso dissoluta, scollature omicide, smoking caduti con il filo a piombo.Ci vuole un lunedì negli angiporti del Bar Roma a Novellara per distruggere tutto questo (dati causa e contesto).Di fronte sette Vins de Champagne, detti naturali: tendenzialmente non dosati, o dosati con micragnosità; trattati con lieviti indigeni; colture rispettose.Sciampagnino Mulèn Rusg, freddo e frizzante, con donnine al seguito: qui invece formazione militarizzata, bevuti a temperatura ambiente al primo giro per indagarne l'integrità, poi rinfrescati per cercarne la bevibilità. Naturalmente alla cieca.Ecco le impressioni: prima a caldo, poi condizionate.1. Raymond Boulard, cuvèe metodo Solera. (a partire dal 97). Una bolla sottile, un colore non troppo carico anzi. Il naso è maturo, melacottoso, potente. La bocca è secca e un po' scavata nel mezzo. Non troppo tenuto, anzi breve all'uscita.- Educato, lineare, garbato, una eleganza di fondo governata da tanto sale. Fresco di neve sciolta nelle mani.
2. Jaquesson Avise Grand Cru 2000, Brut*. Dosato, non filtrato. L'acciuga, subito. A vedere bolle infinitesime e rare. Il salàce, la mandorla, il solvente. Assaggio impegnativo, corrispondente, ma ruvido. Forte il succo di limone, con tutti i semini dentro. Poi s'allunga di nuovo amaricante.- resta assai espressivo, con più di una consistenza animale. L'assaggio temperato parla di fuoriclasse. Strano, ma vero: urticante di sensibilità, complesso e avvincente.
3. Jaquesson 2000: Pinot e Chardonnay 50%. Non filtrato. Il naso è più indulgente, con la nota agrumata esposta. Schiuma generosa, seppur svelta. Il sentore maturo è in sottotraccia, il frutto è cotto, stretto. L'assaggio è meno piegato, s'allunga sulle tensioni agrumate, e finale amaro. Pompelmo: ma l'equilibrio e una certa compostezza.- Champagne: categoria interessante. per certi versi epigrammatico, con la sua crema cremosa e felice.
4. R.Pouillon & Fils Premeir Cru, Pinot e Chardonnay, legno, cuvèe 2005/6, dosaggio 5g.Il più educato fino ad ora: crema e vaniglia, un senso di cipria o forse zucchero a velo, pandorato. Assaggio più morbito, forse dosato. Rotondo e rigoglioso, s'ammolla verso il finale un po' bagnato, seppur tutto sommato composto.- rimane levigato fors'anche un po' piatto. Bocca meglio: salàce, ma un po' conchiuso.
5.  Varnier Fanniere, Brut Grand Cru. Chardonnay + 15% pinot noir. Attacco di naso medicamentoso: ricordi di cerotto. Frutto cotto, carbone, fiori. Assaggio largo e tattile, più appagante rispetto ai profumi. Papille sazie, esito felice.- Cosmetica ancora presente: talco. Poi il sorso va via lineare, amarissimo.
6. Agrapart & Fils, Mineral 2003. Fecce, legno, lieviti indigeni. Perline a grappoli: persistenti. Il naso è garbato eppur incisivo, in qualche modo agevole. Meno palatabile l'assaggio, che si inerpica su vibrazioni amare molto dense. Amaro agrumato, agrumato amaro. Dura tanto.-  Pasta sfoglia a metri. Fresco fuggevole, inerpicato. Bello e vibrante, un punto di dolce.
7. Agrapart & Fils, Mineral 2004. Fecce, Legno, lieviti indigeni. Il naso è pungente: con tratti scomposti, vagamente acri ed acetici sottili, da cercare. L'assaggio ha poco sale, va via concavo, allappato alle pareti del cavo orale. S'arrotonda sul finale, marinaro.- Ancora vivo, seppur abbacchiato al naso. Bocca bislacca, con più di un momento di effervescenza. Grato.Gran sorpresa per i due Agrapart, che ad un anno di distanza sono due vini diversi: tra i più coinvolgenti il primo, inutile il secondo. Palma per il Jacquesson Grand Cru 2000, veramente enorme. A seguire l'intrigante Solera di Boulard.Cosa ho imparato stasera? La profondità espressiva sterminata, a confondere l'assaggiatore curioso ed appassionato: esplosiva la combinazione dei mille variabili, e per la verità sempre appaganti.E comunque, Champagne a temperatura ambiente: è prova di sopravvivenza, anche l'ultima settimana di giugno

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