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[miau] | L'apocalittica verticale bifronte 90:09 di Rosso Faye di Pojer & Sandri

pubblicata il 08.06.2011

Un po' ne avevo in casa, nella mia modesta cantinetta di cementarmato. Ne parlai un giorno con il funambolico Mario Pojer, che aveva accolto con il consueto contagioso entusiasmo l'idea, facilitandomi alcune rarità assolute: la prima edizione del bicchiere trentino-bordolese, 1990. Poi il 93 e il 98. Alla degustazione avremo anche due annate recenti, il '7 e il '9, in perentorio campione di botte. In aggiunta un "pirata" di un certo livello: alla cieca, poi scopriremo che si trattava nientemeno del Pessac Leognan 1993 di Chateau Haute-Brion. Il misfatto si è compiuto nella sala carbonara del bar Roma di Novellara, RE: che non è New York nè Montalcino, ma per una sera è stata il centro del mondo per potenza e coinvolgimento dei pochi partecipanti. Ecco quanto.
1990: annata calda e potente vigneti giovani. Colore impossibile: scuro, rubino, tracce viola: ha solo un riflesso bruno. Roba sul vetro e roba nel bicchiere. Naso che ricorda il frutto maturo, con ancora tracce verdi: dietro piccole note terrose, sottili. Sorso poderoso: gran presa da subito, con l’alcool che attacca senza esitazione: passo deciso e mossa lieve, gran centro e finale interminabile. Bicchiere gigantesco.Pessac '93: Un campione di stessa annata inserito dal produttore come riferimento: francese, ma coperto. Nota vegetale nel rubino splendido, tesa e brillante. Non privo di una certa leggerezza. Una virgola terrosa alla fine. Sorso teso, con attacco fresco e lungo, centro vibrante e finale rapido. Evoluzione continua nel bicchiere, l'ossigeno agita le sensazioni erbacee ed animali, per una bevuta fremente e ombrosa. Si collocherà ai vertici del gradimento, al pari del '90 e del '3 del faye. Rispetto a questo '93 pare appena più elegante, e un filo meno comunicativo. Comunque molto vivo.1993: naso maschio, rustico e non poco animale. Vibrante, ricco di ricordi di  fermentazione. Note archetipiche di mandorla, amaretto, un tocco di smalto. Sorso freddo, tannico subito, amaro di agrumi amari; poi avanti il sorso che non tocca vette, ma scorre verso un finale che s’allunga nel sale.1998: leggermente più scarico, aperto da verzure e tono di tabacco giovine. Lineare, piano e resistente. Il sorso s’affaccia con gioia, portando la felicità papillare. Corre verso il centro con levità, il finale è tirato e serio. Molto bello.2003: la nota verde è esposta, fine ma decisa. Il frutto è fresco, il cassis, mentre la persistenza è appena alleggerita sul finale. L’assaggio è aereo, felice e trotterellante, sulle vibrazioni acide. Il Finale sta su, allegro e bevibile, e piuttosto persistente. Pare destinato ad una lunga e pròdiga vita.2004: ancora erba, naso educato magari un poco ritirato, timido. Anche non troppo definito. Il sorso è gentile all’abbocco, poi prende un piglio leggero e scorrevole: nel mezzo emergono tannini verdi, con trascinamenti di vegetazione. Acidità libera, ma finale corto e curvilineo.2005: ancora tipico, verde e aereo. Fine, a tratti sottile. Frutti sotto spirito. Una piccolissima nota fumè alla fine. Sorso elettrico, attacca rapido con una bella vibrazione, nel mezzo chiaro e finale teso. Tannini setosi, bocca acida.2006: naso che torna terroso, pur giovine: il mirtillo, il frutto nero, non distante da una crostata ben cotta. Il sorso è anche aggrappante, ma non ancora pronto: c’è l’attacco ficcante, il sorso è gradevole e soprattutto educato. Finisce non subito, con un ricordo stabile e gradevole.2007: annatona grave e piena, con questo naso tabacchifero, a tratti fumoso. Il frutto è esuberante, senza essere grasso. La bocca è dolce, con una nota tostata un po’ più spinta. Giovane, giovane, ancora inespresso. Mezzo del sorso concavo, finale grasso che manca un po ‘di eleganza.2009: campione di botte. L’embrione di un grande vino, che starà ancora 18 mesi in bottiglia. Naso composto ed elegante. Erba (salvia) e ricchezza. Sorso ancora non troppo amalgamato, ma sincero. Angolato giustamente, severo. Ha solo bisogno di anni e di riposo.Feconda (e faconda) seduta d'assaggi, per inaugurare una modalità del tutto depotenziata di degustazione: ne parleremo ancora. Per ora vale di ricordare che una verticale così ampia tratta in modo pressoché definitivo la conoscenza del prodotto; la presenza del produttore, a maggior ragione se il produttore è una enciclopedia meteo-ampelografica ambulante, è chiarificatrice.Conclusioni: il Faye Rosso è un prodotto di grande presa commerciale. Il taglio (Cabernet franc, Merlot, Lagrein e un saldo variabile di Cabernet Sauvignon) lo rende agevole, seppur resti una bevuta non priva d'impegno. È un bicchiere rigoroso, ma dinamico; restituisce le caratteristiche della annate con una certa sincerità. Nelle annate "grandi" richiede tanto tempo per esprimersi al meglio, perdendo quelle asperità fitte e carnali che si avvertono in gioventù.

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