1990: annata calda e potente vigneti giovani. Colore impossibile: scuro, rubino, tracce viola: ha solo un riflesso bruno. Roba sul vetro e roba nel bicchiere. Naso che ricorda il frutto maturo, con ancora tracce verdi: dietro piccole note terrose, sottili. Sorso poderoso: gran presa da subito, con l’alcool che attacca senza esitazione: passo deciso e mossa lieve, gran centro e finale interminabile. Bicchiere gigantesco.Pessac '93: Un campione di stessa annata inserito dal produttore come riferimento: francese, ma coperto. Nota vegetale nel rubino splendido, tesa e brillante. Non privo di una certa leggerezza. Una virgola terrosa alla fine. Sorso teso, con attacco fresco e lungo, centro vibrante e finale rapido. Evoluzione continua nel bicchiere, l'ossigeno agita le sensazioni erbacee ed animali, per una bevuta fremente e ombrosa. Si collocherà ai vertici del gradimento, al pari del '90 e del '3 del faye. Rispetto a questo '93 pare appena più elegante, e un filo meno comunicativo. Comunque molto vivo.1993: naso maschio, rustico e non poco animale. Vibrante, ricco di ricordi di fermentazione. Note archetipiche di mandorla, amaretto, un tocco di smalto. Sorso freddo, tannico subito, amaro di agrumi amari; poi avanti il sorso che non tocca vette, ma scorre verso un finale che s’allunga nel sale.1998: leggermente più scarico, aperto da verzure e tono di tabacco giovine. Lineare, piano e resistente. Il sorso s’affaccia con gioia, portando la felicità papillare. Corre verso il centro con levità, il finale è tirato e serio. Molto bello.2003: la nota verde è esposta, fine ma decisa. Il frutto è fresco, il cassis, mentre la persistenza è appena alleggerita sul finale. L’assaggio è aereo, felice e trotterellante, sulle vibrazioni acide. Il Finale sta su, allegro e bevibile, e piuttosto persistente. Pare destinato ad una lunga e pròdiga vita.2004: ancora erba, naso educato magari un poco ritirato, timido. Anche non troppo definito. Il sorso è gentile all’abbocco, poi prende un piglio leggero e scorrevole: nel mezzo emergono tannini verdi, con trascinamenti di vegetazione. Acidità libera, ma finale corto e curvilineo.2005: ancora tipico, verde e aereo. Fine, a tratti sottile. Frutti sotto spirito. Una piccolissima nota fumè alla fine. Sorso elettrico, attacca rapido con una bella vibrazione, nel mezzo chiaro e finale teso. Tannini setosi, bocca acida.2006: naso che torna terroso, pur giovine: il mirtillo, il frutto nero, non distante da una crostata ben cotta. Il sorso è anche aggrappante, ma non ancora pronto: c’è l’attacco ficcante, il sorso è gradevole e soprattutto educato. Finisce non subito, con un ricordo stabile e gradevole.2007: annatona grave e piena, con questo naso tabacchifero, a tratti fumoso. Il frutto è esuberante, senza essere grasso. La bocca è dolce, con una nota tostata un po’ più spinta. Giovane, giovane, ancora inespresso. Mezzo del sorso concavo, finale grasso che manca un po ‘di eleganza.2009: campione di botte. L’embrione di un grande vino, che starà ancora 18 mesi in bottiglia. Naso composto ed elegante. Erba (salvia) e ricchezza. Sorso ancora non troppo amalgamato, ma sincero. Angolato giustamente, severo. Ha solo bisogno di anni e di riposo.Feconda (e faconda) seduta d'assaggi, per inaugurare una modalità del tutto depotenziata di degustazione: ne parleremo ancora. Per ora vale di ricordare che una verticale così ampia tratta in modo pressoché definitivo la conoscenza del prodotto; la presenza del produttore, a maggior ragione se il produttore è una enciclopedia meteo-ampelografica ambulante, è chiarificatrice.Conclusioni: il Faye Rosso è un prodotto di grande presa commerciale. Il taglio (Cabernet franc, Merlot, Lagrein e un saldo variabile di Cabernet Sauvignon) lo rende agevole, seppur resti una bevuta non priva d'impegno. È un bicchiere rigoroso, ma dinamico; restituisce le caratteristiche della annate con una certa sincerità. Nelle annate "grandi" richiede tanto tempo per esprimersi al meglio, perdendo quelle asperità fitte e carnali che si avvertono in gioventù.