Attualità

Miele amaro

pubblicata il 20.12.2012

Non bastavano i neonicotinoidi, adesso ci si mette pure il clima a rendere difficile la vita delle api. E pure degli apicoltori. Il 2012 sarà a lungo ricordato un anno molto difficile per il comparto. Il miele è una delle magie della natura. Proviene dalla trasformazione di nettare e melata da parte delle api, che li raccolgono, li immagazzinano e li lasciano maturare nei favi dell’alveare. A questo punto interveniamo noi, che glielo rubiamo, lasciandone però una parte affinché si nutrano e quindi non muoiano. Il miele, a parte il contenuto zuccherino e quindi calorico, è un alimento molto ricco di sali minerali e vitamine. È facilmente assimilabile dal nostro organismo, grazie anche all'azione delle api che lo arricchiscono naturalmente di enzimi. Alcuni anni fa furono i fitofarmaci a creare non pochi problemi, in particolare gli ormai famosi neonicotinoidi, usati soprattutto per la concia dei semi di mais alla semina. Il fenomeno era di vastissime proporzioni fino a qualche anno fa, tenuto conto degli 1,2 milioni di ettari di terreno coltivati a mais in Italia. Per questo, a partire dal 2008, il Ministero ha sospeso temporaneamente l'uso di queste sostanze. Sospensione dopo sospensione, siamo ormai al sesto rinnovo, in attesa di avere dei risultati definitivi sull'impatto dei neonicotinoidi sulle popolazioni di api. Quest'anno la colpa è però del meteo. Il Report dell'Osservatorio Nazionale Miele parla chiaro: "La produzione 2012 è scarsa, molto scarsa o, addirittura, nulla in alcune zone, a raccolti ormai conclusi, si può parlare di unʼannata decisamente non soddisfacente per la grande maggioranza dei mieli prodotti, compresa lʼacacia. La produzione è stata difficoltosa un poʼ in tutta la penisola." La stima è di un calo del 30% rispetto allo scorso anno, anche se alcune tipologie, come l'acacia, soffrono di una diminuzione di oltre il 50%. I motivi: una primavera piovosa e un'estate torrida, più alcuni problemi esterni, come il cinipide del castagno che, danneggiando le piante, ha colpito indirettamente il settore apicolo, in particolare in Sardegna. Non è andata meglio in Inghilterra, in cui un'estate fredda e piovosa ha più che dimezzato il raccolto. I dati della British Beekeepers' Association parlano di una media di 3,6 kg di miele per arnia, contro gli oltre 11 kg a cui erano abituati. L'associazione è anche preoccupata per la sopravvivenza delle api durante l'inverno, in quanto le regine, debilitate dalla scarsità del cibo, hanno creato covate troppo piccole. Di questa situazione trarranno beneficio soprattutto Cina e Argentina, principali esportatori di miele verso il nostro paese. Immagine da Flickr

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