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Noccioline che non lo sono: le arachidi

pubblicata il 24.04.2013

Da noi in Veneto si chiamano bagigi. Deriva, questo nome, dall'arabo hab-haziz, che significa buona mandorla, e che ha dato origine anche al termine babbagigi, normalmente utilizzato per indicare i tubercoli di una pianta delle Cypereaceae: il Cyperus esculentus. Da questi ultimi in Spagna si ottiene la horchata de chufa, una bevanda rinfrescante molto energetica. Ma a noi non interessano i babbagigi, ma i bagigi, ossia quelle che comunemente vengono chiamate arachidi, noccioline americane, scachetti o caccaetti, spagnolette, pistacchio di terra, cece di terra. Tanti nomi per un frutto sfizioso, compagno ideale e pericoloso dell'aperitivo. Arachide deriva dal greco arachos, che significa letteralemente sorta di legume. Il suo nome scientifico è Arachis hypogaea e appartiene alla famiglia delle Fabaceae, conosciute anche come Leguminosae. L'origine della pianta selvatica da cui deriva la moderna arachide va ricercata in Brasile, e la sua diffusione è dovuta soprattutto ai Conquistadores, con un ruolo di rilievo da parte del portoghese Magellano. Il primo a parlarne fu lo spagnolo Fernando de Oviedo nel 1520: da qui, probabilmente il nome di spagnoletta. In Italia arrivò un po' più tardi, solamente nel 1772. Da noi era largamente coltivata, soprattutto nel dopoguerra, quando la superficie raggiunse i 5600 ettari, massimo storico di sempre. Negli anni '70 la coltivazione venne però praticamente abbandonata, soprattutto per problemi di meccanizzazione. Oggi, stando ai dati ISTAT, è relegata a una quarantina di ettari, tutti in Veneto. Eppure la richiesta del mercato non è niente affatto trascurabile. Per questo motivo importiamo praticamente tutto il nostro fabbisogno, in particolar modo dagli Stati Uniti, primo esportatore a livello mondiale. In realtà i maggiori produttori sono la Cina e l'India, ma consumano quasi tutta la produzione all'interno dei confini nazionali. Le arachidi che noi mangiamo sono i semi della pianta, i cui fiori, subito dopo la fecondazione, si interrano a circa 5 cm di profondità per dare origine al frutto. In termine tecnico questa caratteristica di fruttificare sotto terra si chiama geocarpia. L'arachide è un alimento molto nutriente: 100 grammi di prodotto equivalgono a 600 kcal. Ha un elevato contenuto in grassi, che sfiorano il 50%, e di proteine, quasi il 30%. La loro ricchezza nutrizionale è completata dal contenuto in sostanze minerali, come calcio, ferro, fosforo, magnesio e zinco, e da quello in fibre (11%). Possono dunque rivelarsi molto preziose per la dieta, come buona parte della frutta secca, a patto di bilanciare bene l'apporto calorico e di proteine, e quindi di non esagerare nelle quantità. Purtroppo però le arachidi, dopo latte e uova, sono il terzo alimento più allergizzante oggi conosciuto, e per questo la loro presenza va sempre segnalata sulle etichette dei prodotti alimentari. Va inoltre evitato il consumo di arachidi vecchie e dal sapore stantio o peggio rancido. Se mal conservate, magari in ambienti umidi e caldi, possono infatti facilmente essere attaccate da funghi che producono aflatossine. Gli utilizzi in cucina sono i più diversi. Un tempo le arachidi tostate venivano utilizzate anche come succedanee del caffè o del cioccolato, ma ormai questa abitudine è andata perduta. L'utilizzo più frequente è per la produzione del famoso olio, utilizzato soprattutto in frittura per il suo punto di fumo abbastanza alto e per il fatto che contiene acidi grassi monoinsaturi, alla pari dell'olio di oliva e di quello di colza. Molto diffuso, soprattutto negli Stati Uniti, anche il burro di arachidi, ottenuto dalla macinatura dei semi ed ingrediente fondamentale per il sandwich. Ne era ghiotto Elvis Presley, soprattutto nella parte finale della sua carriera. Così come ghiotto di arachidi era Pippo, che nelle strisce fumettistiche disneyane utilizzava proprio le noccioline come viatico al supereroismo per trasformarsi in Superpippo: il supereroe in calzamaglia rossa. Io c'ho provato molte volte, ma non è mai successo niente. Immagine: Flickr

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