Attualità

Olive in salamoia

pubblicata il 15.03.2011

Poco distante di qui c'è una collina attraversata da una strada piuttosto ripida, buona per i brevi allenamenti ciclistici estivi la mattina presto. Si chiama Montericco e, inopinatamente, porta un toponimo legato all'olivo: Madonna dell'Uliveto è il santuario che colà si trova. Storicamente pare certo che Borzano fosse posto da ulivi: ma non da olio, di cui non si ha memoria nè traccia. Ora alcuni agricoltori stanno sperimentato colture olivicole: le Barbaterre per esempio, per citarne una. Ma non so con quali risultati. Sotto la mia casa ai piedi delle colline ho piantato due piccoli olivi, fanno una manciata di frutti cadauno. Raccoltili per giuoco con i PEU, mi sapeva una gran fatica gettarli, con la micragna che la mia genìa di affamati mi ha trasmesso direttamente con il DNA. Ho dunque ravanato la rete per cercare qualche ricetta per la salamoia, perdendomi subito d'animo per la macchinosità del procedimento. Io indisciplinato, smemorato e distratto non avrei avuto la rettitudine richiesta dai travasi e dai lavaggi richiesti. Poi ho trovato una preparazione più indulgente: due diverse concentrazioni di sale, un travaso solo dopo tre mesi, e basta. Naturalmente ho dimenticato il vaso in cantina per un anno, senza passare alla salamoia meno intensa: così come ho dimenticato la proporzione di sale nell'acqua, ma per questo molti siti di gente preparata e meno farfallona di me possono raccontarlo. Io per conto mio faccio cronaca del miracolo delle olive conservate, un anno dopo, con un procedimento incompleto e maldestro. Un po' salate, ma intatte. Son soddisfazioni.

Condividi

LEGGI ANCHE