Attualità

Passioni | La congrega dei Liffi

pubblicata il 15.12.2010

Se abiti - più o meno - dalle parti di Reggio nell'Emilia, non puoi non aver sentito pallare della Congrega. Sono tanti e sono attivi, e sono trasversali. Obliqui, oserei dire. Perchè prendono il professionista anziano e il giovine operaio. L'insegnante precario e l'imprenidtore navigato. Tutti accomunati da una passione delirante per l'arte culinaria. La storia della Congrega non è di breve momento, e ci sono di certo documenti più pertinenti di quanto potrebbe esserlo l'indegno scriba, ma di certo è quasi un movimento. Quasi cento persone ma mai cento, attorno ai 94, 96 soci, si ritrovano da più di vent'anni ogni mercoledì per cucinare. Pesce. La loro missione è la cucina ittica: per questo oggi hanno allestito un importante stabile dalle parti di Quattro Castella con una cucina che farebbe l'invidia di molti ristoranti di gran vaglia: 135 metri quadrati allestiti di tutto punto, con 24 fuochi convenzionali e un circuito televisivo interno. Perchè i Liffi fanno corsi di cucina: e chi assaggia può vedere sugli schermi chi lavora, cosa sta combinando. Poi i libri, gia 5 o 6, dendi di ricette originali. Perchè è dai corsi che nascono i candidati, che dovranno rimanere un anno in prova e poi saranno integrati solo se si liberano dei posti. Entrare nella cucina dei Liffi all'opera può segnare per sempre: una specie di antro di Vulcano ribollente di vapori e di vita. La cosa funziona così: il mercoledì un buon numero di soci si presenta all'ora di cena. I volontarii hanno acquistato la materia prima. Si decide il menù, sempre formato da cinque piatti, e poi ci si divide in gruppi. Ogni gruppo prepara il suo piatto e lo fa assaggaire a tutti gli altri, a turno. Per questo c'è una quota di partecipazione, che la Congrega è totalmente autofinanziata. Roba da non credersi. I soci possono invitare degli ospiti, naturalmente a pagamento: qui tutto è palese e non c'è alcun fine di lucro. Solo la passione, sotto l'occhio attento di Pietro Scapinelli, presidente di lungo corso.
"Liffo" in vernacolo reggiano significa una cosa mista tra gaudente e goloso, al limite della prodigalità. Con un'aura di autocompiacimento sereno e giocoso che la parola trascina con sè e che per gli indigeni non ha aree equivoche.Ho assaggiato i piatti dei Liffi, che lavorano a ritmi di cucina professionale: impiattare 5 pietanze complesse in due ore per 60 persone non è uno scherzo, e non si improvvisa. Alcuni piatti erano eccellenti, altri più normali. Soprattutto in porzioni generosissime.Ottimi e curiosi i passatelli al nero di seppia in brodo leggero; buono molto il polpo in cinque maniere. Volenteroso il calamaro con rucola, pinoli uvetta e melograno. Bislacco il gamberone con l'ananasso, farfallone il crudo con agrumi, adagiato sulle pletoriche matassine di songino. Ad essere inclementi, meglio dell'85% dei ristoranti di pesce del regno.

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