Attualità

Pensa mangia risparmia

pubblicata il 25.01.2013

Ci sono molti fronti su cui si sta combattendo e si combatterà nei prossimi mesi la battaglia nel cibo a livello mondiale: da una parte c'è l'aumento dei prezzi dei prodotti, dall'altro il tentativo di ridurre gli sprechi, di cui abbiamo già avuto modo di parlare. Negli Stati Uniti ad esempio il prezzo di frutta e verdura sta rapidamente crescendo. Il responsabile, manco a dirlo, il pazzo clima che nella scorsa e attuale stagione ha sparigliato le carte in tavola a milioni di agricoltori. Ma non solo, perché anche l'aumento del prezzo medio del gas ha fatto la sua parte. California, Arizona e Messico hanno sofferto la siccità e forti ondate di calore, che hanno anticipato molto la stagione del raccolto, con un surplus di prodotto che ha causato una diminuzione del prezzo a causa dell'aumento improvviso e massiccio dell'offerta. Ma lo scotto che si sta pagando adesso è rappresentato dalle gelate sulla costa occidentale, che rovinano irrimediabilmente i raccolti. I prezzi sono raddoppiati nelle ultime settimane, e le previsioni li danno ancora in crescita. Ma non è solo il clima il problema, in questo momento, perché anche l'uomo fa la sua parte. Non è più tollerabile sprecare cibo in una situazione ormai di esplosione demografica: arriveremo a essere 9 miliardi di persone entro il 2045. Così la Fao, sempre attenta a questi problemi, ha lanciato nei giorni scorsi una campagna mondiale per combattere gli sprechi alimentari. Think. Eat. Save. nasce assieme all'UNEP, il programma delle Nazioni Unite per l'ambiente e a una serie di altri partner sparsi per il mondo. Lo scopo è quello di educare al rispetto per quello che il cibo rappresenta nella nostra cultura e ridurre gli sprechi di cibo lungo tutta la catena: dalla produzione alla distribuzione, per finire al consumo. Le differenze dipendono dalla parte del mondo alla quale ci riferiamo. Da noi in Europa, ma anche negli Stati Uniti, il problema più grosso risiede nell'ultima parte della catena, consumo e in parte distribuzione, mentre nei paesi in via di sviluppo risulta molto più carente la parte della produzione. Molti dunque i fronti su cui lavorare per ridurre quegli 1,3 milioni di tonnellate di cibo che ogni anno vanno perduti. Una quantità sufficiente a risolvere il problema della fame nel mondo, per capirsi. C'è chi ha anche studiato una soluzione alternativa, come in California, a Monterey, dove il cibo buttato dagli hotel, ristoranti e poli universitari di Monterey e Santa Cruz verranno a breve convogliati all'interno di un impianto che in tre settimane lo trasformerà in compost e metano. L'impianto sarà in grado di ricevere 5.000 tonnellate di rifiuto organico all'anno, utilizzati per produrre 100 kilowatt di energia al giorno. A mali estremi, estremi rimedi.  

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