Attualità

Profumo di tiglio

pubblicata il 19.06.2013

Arrivarono nel II secolo a.C. i Cimbri in Italia, allo scopo di conquistarla. La loro impresa però si infranse contro la difesa dell'esercito romano, che li sconfisse e li costrinse a ritirarsi verso nord, in una piccola area nell'attuale Veneto. Zone montane, colonizzane nei secoli anche con una discreta autonomia, fra la Lessinia veronese, l'altopiano dei Sette Comuni e le prealpi vicentine, la zona sud della provincia di Trento e la zona del Cansiglio.  Per i Cimbri il luogo delle riunioni delle famiglie per prendere le decisioni più importanti e amministrare la giustizia non erano polverose aule, ma l'ombra della loro pianta sacra: il tiglio. Ogni paese ne aveva uno, nella piazza principale, di fronte alla chiesa. E lì sotto si svolgeva anche il cosiddetto “ballo tondo”, manifestazione a sfondo popolare-religioso, vera e propria danza rituale per celebrare l'arrivo della primavera. Ma il tiglio è legato anche alla mitologia greca, nella quale la ninfa Filira, rea di aver partorito un figlio misto uomo e misto cavallo, fu punita con la trasformazione in questa pianta. I greci costruirono questo mito perché il tiglio, con il suo aspetto e il suo profumo, ricorda molto la femminilità. Oggi i tigli cimbri non ci sono quasi più, hanno abbandonato le piazze dei paesini di montagna per trasferirsi nei vialoni di molte città, che impreziosiscono con la loro ombreggiatura e la loro eleganza. Non è difficile in questo periodo riconoscerli, grazie all'intenso profumo che le fioriture ci stanno regalando. Un aroma dolce, penetrante e facilmente distinguibile anche a distanza. Più avanti nel tempo invece il tiglio lo potete riconoscere a causa di quella patina appiccicosa che forma sulle auto in sosta sotto la sua ombra. Colpa degli afidi, piccoli insetti che si nutrono della sua linfa e che producono come prodotto di scarto una melata vischiosa che lasciano cadere al suolo. Dal punto di vista botanico le specie presenti in Italia sono essenzialmente 4, tutti appartenenti al genere Tilia.  Sono caratterizzati da foglie semplici, ovate, con margine seghettato e dotate di un picciolo più o meno lungo a seconda della specie. La pagina inferiore può essere dotata di peluria. I fiori invece sono di colore giallo verdastro, molto profumati e attaccati a una lunga brattea, una sorta di piccola foglia. Lo scopo di questa brattea è la disseminazione nel corso dell'autunno, quando si sarà formato il frutto, detto carcerulo. Staccandosi dai rami infatti questa specie di piccola foglia fa scendere il seme roteando come le pale di un elicottero, permettendogli di spargersi anche lontano dalla chioma dell'albero. Una volta a terra i semi si trasformano in un divertente gioco per i più piccoli, ma anche per qualche adulto come il sottoscritto: basta lanciarli in aria per vederli scendere come piccoli elicotteri verso terra. La specie che normalmente troviamo lungo i viali è il tiglio ibrido (Tilia x europaea), mentre in natura si dividono il territorio il tiglio tomentoso (Tilia tomentosa), il tiglio nostrale (Tilia platyphyllos) e il tiglio selvatico (Tilia cordata). Sono una fonte di nettare importante per le nostre api, che sono attirate dal forte odore dei suoi fiori. C'è da dire però che il raccolto è meno abbondante rispetto ad altre specie, perché la posizione del fiore rende difficile il lavoro delle api. Il miele che se ne ricava è molto aromatico, con un profumo intenso e fragrante, che può ricordare la menta, la salvia o le erbe officinali di montagna. Anche quando non è in purezza, l'aroma del nettare del tiglio è facilmente percepibile, perché la sua intensità è tale da sovrastare tutto il resto. In erboristeria si usano anche i fiori, per tisane e decotti, utilizzati per abbassare la febbre e calmare l'ansia. Anche le foglie hanno proprietà rilassanti, calmanti, distensive ed espettoranti, utili soprattuto per combattere l'insonnia. Immagine: Acta Plantarum

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