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Ha acceso fornelli qua e là nel mondo.I migliori di Londra, gli esotici di Kuala Lumpur, gl'italiani partenopei (come lui).Quelli di Sirmione, Ravello, Milano.
Fiamme molto diverse a cui oggi dice GRAZIE, a tutte e allo stesso modo,per aver formato la sua precisa cucina contemporanea,accostamento d’ingredienti di massima qualità elaborati da fini tecnicismi.
Una cucina figlia di un gusto classico ed autentico,che nelle sue mani si sviluppa e ri-concentra in sintesi,e s'amplifica e declina in ampiezza di varietà e contaminazioni.Una cucina mamma d'ispirazioni sempre nuove,attinte da esperienze e luoghi d’ogni dove.Giorno per giorno.
Un salto a piè pari da un classico tricolore alla suo ecoè ad esempio il suo antipasto-rivisitazione-ricostruzione della caprese. Dolce e salata.Dunque, coulis di tre varietà di pomodoro, crostini di pane casereccio,pomodorini disidratati, filetti d’acciuga, emulsione di basilico.E una sfera di zucchero che offre siero di latte,e che come un trompe l’œil d’autore riprende forme e colori del bianco e ovale latticino.Neve di mozzarella, germogli di basilico e cristalli di sale, a completare.
Un piatto che ben rappresenta la sua filosofia nel voler offrireil suo rispetto per le tradizioni,ma anche esprimere ricerca d’originalità,geometrie, lungimiranti sperimentazioni e continue suggestioni.
Queste, quindi, le sue linee guida per un fil rouge che intessericordi di gusti e profumi d’infanzia, sole, terra italiana, nonchè proiezioni di futuro.E che dirige un menu che riflette la sua grinta, determinazione e sicurezza.Perchè lui è vulcanico, come la sua Napoli,come il suo segno-toro-zodiacale (che ha lasciato traccia anche sul suo polso),e come il suo lavoro, di cui è pazzo.
Le sue cifre stilistiche si raccolgono quindi in forte personalità, pensiero autentico, ed arte.E non solo nella forma, visto che i piatti che portano in tavola le sue creazionison firmati Paul Smith. In edizione limitata ed esclusiva.
La scommessa che gioca ogni dì nel preciso centro del territorio meneghino, al crocevia d’importanti flussi economici e turistici, si rivela allora ancor più colorata.Una sfida, accettata due anni or sono, ch'è oggi l'ennesima vittoria di crescita,ulteriore traguardo nella sua continua tendenza propositiva nel volersi migliorare.
Eccolo dunque operativo al Park Hyatt Hotel di Milano,a un passo dalla galleria Vittorio Emanuele e dal Duomo,a condurre l'unico ristorante d’albergo della metropolipremiato dall’importante riconoscimento stellare firmato Michelin.Unico, di fatto e... di nome._VUN_E' qui, al civico 3 di Via Silvio Pellico, che s’incontra la cucina di Andrea Aprea.