Attualità

Ritratti | Camillo Donati

pubblicata il 13.04.2013

Tutto nasce nel 1930 da una primordiale ed inconsapevole zonazione ad opera del nonno che, ancor oggi (e per fortuna), gli è rimasta sul Groppone*. Tante varietà d’uva, famose e non, piantate su quella pendenza* tra le colline parmensi. Una mossa astuta e proficua per l'economia domestica dei tempi, quando il vino era alimento a tutti gli effetti, che si rivelerà un bell’investimento anche per il futuro prossimo, anteriore e oltre. Qualche anno più tardi quell’uva permetterà ad Antonio, unico figlio maschio del nonno, di coltivare ed alimentare un immenso amore per la vite. Lo stesso amore che lui, Camillo, ha poi raccolto a piene mani, gestito col massimo rispetto e che, ancor oggi, è alla base della sua filosofia agricola. “Ho imparato a rivolgermi alla vite come un essere vivente con il quale dialogare. La vite è una pianta generosissima, se l’ascolti e la tratti bene, con profondo rispetto e tanto amore, lei lo avverte e ti ripaga largamente.” E grazie alla sua giusta arte di cantiniere appresa dall'amico Ovidio, classe 1923, lo ripaga ancor meglio. Così, in vigna e in cantina, riporta con estrema umiltà gli insegnamenti dei suoi maestri e così gestisce la sua valida e naturale realtà aziendale. Una piccola dimensione fatta di undici ettari di metodi biologici e biodinamici, zero meccanizzazioni e tantissime mani sapienti che lavorano Malvasia aromatica di Candia, Sauvignon, Moscato Giallo, Barbera, Lambrusco Maestri e piccole quantità di Trebbiano, Pinot Bianco, Merlot e Cabernet Franc. Da cui nascono espressioni completamente naturali di un territorio che lui ha sapientemente valorizzato, “vinificazioni in rosso senza nessun controllo di fermentazione, nessuna forzatura termica, nessun ausilio della chimica, nessuna chiarifica, nessuna acidificazione o disacidifcazione, nessun uso di enzimi, lieviti selezionati o altro”. Perchè “in cantina ci impegniamo a non distruggere ciò che la natura ci ha donato.” Sono altresì rappresentazioni emblematiche della storia della sua famiglia, perchè ne portano i segni, le origini, i nomi. Come la Malvasia Rosa, dedicato alla mamma scomparsa nel 2006. O come Ovidio. "Secondo voi, la bonarda secca come sarà? Mi ricordo bene la sua espressione quando mi rispose: nonostante la malattia ormai avanzata, gli occhi s’illuminarono, da tutto il viso trasparì il suo solito entusiasmo verso la natura, la vite, la cantina...la vita! Lui purtroppo non lo ha potuto assaggiare, ma sono sicuro che Lassù ne abbia colto l’essenza. Naturalmente il nome di questo vino non poteva essere altro che Ovidio, come mio piccolo umile, personale, ringraziamento.” Vini che son scelte coraggiose. “Sono ormai abituato ad andare controcorrente, usando la mia testa, seguendo più le vecchie tradizioni, piuttosto che le nuove mode." Vini che sono ossequioso rispetto nei confronti della natura. “Ancora una volta devo dire grazie alla Vite che è riuscita a commuovermi, dandomi un vino che va oltre ad ogni aspettativa.” Vini che portano il suo nome, Camillo Donati. Viticoltore biodimanico e biologico, nonchè semplice ed umile protagonista di questa, come la chiama lui, "meravigliosa avventura".

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