Certo, sarebbero state scarpe sopraffine.
Eleganti, lussuose. Per realizzarle avrebbe senz’altro bussato alla porta dei migliori conciatori e, senza alterarne l’anima, avrebbe lavorato le loro pelli con tecnologie d'avanguardia. Avrebbe dato vita a collezioni tanto ricercate, quanto sobrie. Dalla gran personalità e qualità ai vertici.
Ma, il lavoro del padre, l’ha solo imitato e sognato da bambino. Il
savoir faire attento e delicato di cui sopra l'ha applicato altrove, perchè la professione che l’ha realmente catturato, altrettanto familiare per via degli zii ma alquanto diversa per via della materia, non fa scarpe.
Ma cucina.
Cucina (di mestiere) che oggi si traduce in un impegno su più fronti: la bella sfida accettata tre anni or sono parla di responsabilità nel gestire quotidianamente diverse tipologie di ristorazione all’interno d’un albergo che promette tutt'i-comfort. Immerso nell'edificato contorno brianzolo, a un tiro di schioppo dall’uscita Cavenago-Cambiago dell’AQuattro, la struttura si propone come un'oasi felice per coccolare a dovere gli avventori. Spa, piscina, design. E grazie a lui, ristorazione d'altissimo livello.
Colazioni, banchetti, eventi, aperitivi.
Lui dirige questo ed altro: il Dodici24 Quick Restaurant, ch'è per pasti fuori orario, quindi "cucina veloce, leggera, ma in stile" ed infine il
masterpiece stellato dell’area ristorazione, il
Devero Ristorante.
E’ qui, in particolare, che mette in pratica ed esalta gli insegnamenti dei suoi altissimi maestri, che in ordine temporale si recitano nella seguente sequenza di nomi-città: Mark Page-Londra, Paolo Patrini-Parigi, Barontini-Pistoia, Piero De Vitis-Berlino, Alajmo-Selvezzano&Rubano.
Referenze che raccontano d'un apprendimento in parte oltre confine, da lui interpretato ed accolto come preziosa opportunità per comprendere tendenze, "l’altro ", per scegliere di lasciarsi come e quanto contaminare. Estero, quindi, come un buon modo che consiglia per crescere, per esser più reattivi verso gli altri e verso sè stessi, e che gli è servito “ad aprire un po’ lo sguardo”.
Un saggio approccio che, applicato anche in patria, gli ha permesso di rubare tecniche interessanti e far tesoro di chicche che ha poi ben svelato nella sua prima conduzione solitaria, alle Robinie di Montescano nel cuore dell’Oltrepò Pavese. E che tutt'oggi gli permettono di dimostrare giusta sicurezza, idee molto chiare, nonchè la ferma consapevolezza che il margine di miglioramento è, ogni giorno, in ogni piatto.
La sua solida cucina di sobrietà e di gran gusto propone quindi sapori netti e definiti, che parlan spesso lombardo ma che all’occorrenza dimostrano d’esser poliglotti. E' una cucina che evolve, che tiene il passo dei suoi tempi (prossimo novembre saran 34), e ch'è affidabile, stabile perchè forte, rassicurante.
Pertanto alle redini del
Ristorante Effimero aperto lo scorso febbraio in esclusiva per la sola settimana della moda da una delle più prestigiose Maison di champagne (all’ultimo piano del nuovo Diamond Tower di Milano) hanno voluto lui ed il suo giovanissimo staff. I suoi tre menù degustazione han quindi accompagnato per mano le prestigiose bollicine Krug. Maestria, sapienza, garbo, per un gran successo.
Motivo in più per definirlo cuoco (sempre più) emergente, pragmatico, talentuoso, serio e determinato. Insomma il ragazzo ha stoffa da vendere quindi, con lui, c'è da star tranquilli.
Enrico Bartolini non farà le scarpe (seppur belle) a nessuno.