Eravamo rimasti all'
aperitivo, eppure con il passare dei giorni il ricordo che si è sedimentato nella mia memoria, puntellato da calici di raro splendore e finezza, è l'affabile conversazione a pranzo con Monsieur
Michel Janneau,
Directeur général adjoint e
Marketing & Communication Manager della Maison
Roederer. E' stato lui a fare gli onori di casa tra il ritratto del fondatore Louis Roederer e la magnum di Brut Premier che era appena stata stappata per accogliere il nostro ingresso nel salottino dell'Hotel Particulaire. Un uomo squisito, che ha negli occhi i paesaggi e i volti raccolti nel suo itineranre discreto nel mondo del vino. Essere a tavola accanto a lui che sorrideva parlando in francese garbato con Massimo Sagna, l'importatore italiano di Roederer, era come fare l'intrusa ad un tavolo di vecchi compagni di scuola ritrovati. Questo prima di capire che l'inglese cui era obbligato dal suo ruolo, sarebbe tornato utile.
Michel Janneau ha letteralmente aperto un varco spazio temporale in cui è riuscito a raccontare con trasporto e intensità il suo amore per la Maison ma soprattutto il suo profondo legame affettivo con la famiglia Rouzaud. La sua esperienza di ambasciatore della Maison l'ha portato ad identificare nei valori del brand la chiave di quell'immaginario collettivo che lega indissolubilmente un prodotto ad uno scenario fatto di tradizione e stile che definiscono il perimetro di riferimento per il consumatore. E' per questo che Cristal, lo champagne degli Zar, è così unico, frutto delle migliori parcelle delle vigne di proprietà e assemblato con cura dallo chef de cave
Jean-
Baptiste Lecaillon che è anche agronomo oltre che enologo, e sorveglia le viti assaggiando i chicci per scegliere "il momento" ovvero dare il via alla vendemmia, la scelta più difficile di tutto l'anno. Mentre a tavola si serve Cristal 2002 Monsieur Janneau confessa sottovoce "Certamente questo champagne è superbo, è la nostra punta di diamante, il frutto migliore dei vigneti, la nostra espressione di eccellenza, e questa annata in particolare è stata straordinaria, ma io amo molto il Brut Premier, che racchiude in sè il nostro gusto per la semplicità e la precisione. E' un calice per il cuore. Pur girando per il mondo, quando trovo il nostro Brut Premier nel bicchiere mi sento a casa."
Nei bicchieri i vini si susseguono, con le altre etichette del gruppo Roederer ad affiancare le produzioni della Champagne. Un giovanissimo
Cristal 2002 in magnum, poesia di opulenza e tensione, ricco e affilato al contempo, un naso di mandorle e nocciole con toni leggermente iodati, e il sorso equilibrato e tagliente di mineralità calcarea e note di susine gialle delicate a chiudere sul ribes e le speziature di anice. Segue una magnum fuori programma il
Brut Millesime 1997, un'incursione nel passato per comprendere meglio lo stile: sontuoso e regale, armonia di pasticceria e sapidità, cremoso e suadente di fiori bianchi con punte di agrumi dolci, in bocca alla vivacità sapida e fresca seguono suggestioni raffinatamente burrose, fragranza di strudel ma allungata senza cedimenti.
Brut Rosè 2007 ecco gli elementi vinosi del pinot noir
de saignée. L'aspetto più delicato di uno champagne rosè è il colore, perchè è un gioco di equilibri misurato in attimi, dato che un eccessivo prolungamento del contatto con le bucce rischia di trasferire un eccesso di amaricante al vino. Esplosione di frutta intensa tra lamponi e mele croccanti, pompelmo rosa, fiori di primavera e pepe bianco.
Château de Pez ci porta nella Medòc bordolese, con un calice di vigore e materia, non privo di tannino ma smussato nella sua irruenza da una frutta scura matura e compiuta che dà succo e corpo al sorso senza stancare, con un finale di tabacco e cioccolato bitter del Madagascar. A chiudere lo splendido
Porto Quinta de Bom Retiro 20 Ans De Ramos Pinto, sorprendente per bevibilità ed eleganza,: un sorso appagante e lunghissimo, che racconta di terre lontane con giuggiole sotto spirito, riflessi di toffee e moka, marron glacèe, cuoio, miele di castagno e zucchero di canna.
Stavolta il pensiero l'ho fatto davvero: "io non torno".
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