Salviamo la pasta italiana, le richieste dei produttori al ministro Lollobrigida
I produttori italiani di pasta sono fra le categorie più colpite dalla crisi. Cucchiaio.it lancia un appello al governo Meloni. Ne parliamo con Mancini e Felicetti.
Ormai dall’autunno del 2021, i produttori italiani di pasta sono fra le categorie più colpite dalla crisi, con il prezzo del grano salito alle stelle, gli aumenti dei costi dell’energia e la guerra in Ucraina a complicare tutto. Prima il governo Draghi e adesso il governo Meloni hanno cercato e stanno cercando soluzioni per aiutarli: l’attuale Esecutivo ha addirittura cambiato il nome del ministero dell’Agricoltura in ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare per sottolineare l’attenzione verso questi temi e appunto verso la tutela del made in Italy.
E anche l’ipotesi di ridurre o azzerare l’IVA sulla pasta sembra andare in questa direzione. Per capire se la strada sia quella giusta, non potevamo che chiedere ai diretti interessati, che più di tutti sanno quali siano i problemi e quali le possibili soluzioni. Provando a immaginare con loro una serie di richieste da sottoporre al ministro Lollobrigida.
Mancini: “Si riveda la distribuzione dei fondi agli agricoltori”
“Non sono uno che ama molto i proclami e gli slogan: lenta lavorazione, trafilatura al bronzo, prodotta con grano 100% italiano, che vogliono dire? Tutto e niente, sono solo parole, ma a noi servono i fatti”, ci ha detto Massimo Mancini, presidente del pastificio che il nonno fondò nelle Marche nel 1940. Il riferimento è ovviamente al cambio di denominazione del ministero: “Capisco che l’abbiano fatto per coerenza con le idee politiche - ci ha detto ancora Mancini - ma è più importante fare capire alle persone le differenze nei metodi produttivi, la differenze nel modo in cui si fa la pasta. Le differenze fra parmesan e parmigiano, anche”. È più importante fare cose concrete, insomma: “Non basta che una cosa sia fatta in Italia perché sia di qualità”, perché “non tutto il grano prodotto in Italia è eccellente, così come (per esempio, ndr) non tutta l’uva italiana è eccellente: ce n’è di eccellente, ottima, buona, ma anche di scarsa”.
E allora che cosa chiederebbe al ministro, di concreto? Soprattutto 3 cose: “Che i contributi PAC che arrivano dall’Europa (la sigla sta per Politica Agricola Comune, ndr) smettano di essere a pioggia, distribuiti a tutti indistintamente, ma siano dati a chi davvero coltiva, produce, trasforma in Italia e lo fa per bene”. Secondo Mancini servono più controlli sulla distribuzione di questi fondi, che in questo periodo possono anche fare la differenza fra chi ce la fa e chi no, e serve più attenzione nel loro utilizzo: “Si smetta di darli a chi fa coltivazioni estensive, ai parassiti del mondo agricolo, a chi pensa solo all’ammasso e ha come unico scopo quello di produrre e basta”. Con poca attenzione alla qualità, pare di capire dalle sue parole. Inoltre, andrebbero “premiati i progetti agricoli davvero di qualità”, quelli che hanno rispetto per l’ambiente e “che in Italia ci sono”. Ed è importante anche “fare formazione e insegnare alle nuove generazioni, perché quelle vecchie su certe cose sono rimaste un po’ indietro”. Anche per invogliarle a fare un mestiere che anno dopo anno diventa sempre più complicato.
Nella cucina di Cucchiaio abbiamo preparato con la pasta Mancini le Linguine con crema di broccoli e mandorle tostate.
Felicetti: “Servono nuovi fondi per la promozione della pasta”
Riccardo Felicetti, amministratore delegato del pastificio che porta il suo nome, fondato dalla sua famiglia in Trentino agli inizi del 1900, la pensa più o meno allo stesso modo sulla questione della provenienza delle materie prime: “Va dato sostegno alla pasta italiana, che è tutta la pasta prodotta in Italia, e al grano italiano”, però “senza denigrare quello importato”, che comunque “serve a coprire la produzione nazionale, di cui il 62% va all’estero”.
Ancora: “Va dato sostegno convinto e fattivo a tutti gli attori della filiera, senza particolarismi, senza distinzioni tra i vari attori, ma con l’obiettivo di rafforzare tutta la catena produttiva”. Nella pratica, e nell’idea di Felicetti, “sostegno fattivo significa anche stanziamento di fondi per la promozione della pasta, come fatto dal ministro Bellanova con lo stanziamento dei fondi per la campagna entrata ora nella sua fase centrale, per cui chiediamo una nuova allocazione per il triennio a venire e campagne di promozione e informazione al consumatore in Italia e all’estero”.
Inoltre, servirebbero “politiche di filiera per incentivare contratti tesi a migliorare la qualità del grano e possibilmente ad aumentare le superfici coltivabili” e anche la spinta verso una “comunicazione positiva a favore della pasta”, con “contrasto alla disinformazione dilagante attraverso gli organi di stampa”.
Nella cucina di Cucchiaio abbiamo preparato con la pasta Felicetti i Fusilli al radicchio, speck e taleggio.
I costi del cibo, i nostri approfondimenti - Da 30 anni il cibo non è mai costato così tanto - Gli effetti collaterali della guerra su carne, latte, formaggi e fiori - Le conseguenze del conflitto in Ucraina su quello che mangiamo - Stanno aumentando i prezzi di tutto quello che mangiamo: ecco perché - Perché il prezzo di pasta e carne potrebbe aumentare (e di molto)?
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