Attualità

Santo Stefano. Magro.

pubblicata il 26.12.2011

Guardando meglio questo ritratto che mi ha fatto Camilla, mi è tornata in mente quella scena di "Finchè c'è guerra c'è speranza". Sempre con il trolley incollato al braccio, il pc nell'altro. Non con tutta quella amarezza: certo. Ma resta la consapevolezza che scriviamo i nostri calendarii direttamente sulla pelle dei nostri figli, e loro leggono tutto. Camilla mi ha disegnato giovine, magro e sorridente. Quest'ultima cosa mi fa sopra tutto piacere, perchè con the cats and the rats che ti porti addosso in questo stronzissimo finale di venti-undici, mandar fuori un ricordo sorridente di sè non è male. Certo, lo fai per lavoro, per contratto, per formazione, per abitudine: per sopravvivenza. Tanto che rispondere "Tutto bene!" anche quando ti è appena crollato addosso un pezzo di cielo è una forma di autodifesa, anzi: di cortesia per il prossimo. Solo ad alcuni, provati amici puoi rispondere la verità, ammesso che la fatidica domanda "Come va?" non sia un intercalare per dar sollievo al palato. Magro, non è facile: la bici che fino ad ora mi ha salvato giace impiccata tra giorni di pioggia, malanni e crollli sull'asfalto, dai quali è progressivamente più complicato risollevarsi. E la bici non è uno sport, lo sanno anche i capibara: è una religione. E quando perdi la fede una volta, ritrovarla è arduo. Nei buoni propositi per il Dodici Bisesto c'è anche un piccolo pensiero al punto vita. La mia cintura rock ha tre buchi di troppo, e quando metto gli anfibbi e la giacca di pelle da motociclista teutonico degli anni '30 sembro sempre di più un anziano fan di Vasco Rossi.

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