Attualità

Se una notte d'inverno un viaggiatore

pubblicata il 20.04.2009

Non è inverno, ma ci assomiglia tanto. Alle 700 fanno 11 gradi Celius, tanto quanto a gennajo. E poi piove, piove enormemente: sento boleti ed ammanite crescere smisurati sotto le ascelle, nell'umido afrore dell'intimità in penombra. Mi accoccolo alla pizzeria all'incrocio, che stasera l'umore è più livido dei cumulonembi e non ne ho proprio voglia: nè di alzare il telefono per sapere se l'oste ha voglia di un ospite solitario e perciò scarsamente eccitante, o di annusare lappare suggere, e compiere l'oneroso servizio intellettuale di sintetizzare, trascrivere, sbozzare. Allora: un calzone alla napoletana, una birra economica e un caffè, corretto sambuca. Fattura, pago. Poi, traumatizzato, m'arresto con un piede a mezz'aria: diciassette europei netti. Rileggo: Varie uno e cinquanta, Bar quattro e dev'essere il caffè. Bar, ancora , a cinque euri è la Peronazza. Calzone, sei e cinquanta. Credo che la famosa entree di Pinchiorri a 110 euri sia proporzionalmente meno cara. Vado con il fegato ripiegato dentro il duodeno, molto più livido del cielo nemboruto dopo il crepuscolo.

Condividi

LEGGI ANCHE