Attualità

Si fa presto a dire cotto

pubblicata il 09.10.2012

«Proprio come il linguaggio, l’alimentazione costituisce una cerniera fra natura e cultura: essa infatti appartiene ad entrambe, poiché articola funzioni fisiologiche e significati storici e culturali. Ogni cucina, anche la più semplice ed elementare, sottrae l’alimento al suo destino naturale per integrarlo in un sistema di combinazioni le cui regole discendono da criteri di selezione culturali». È questa la tesi centrale attorno a cui ruota il piacevole “Si fa presto a dire cotto: un antropologo in cucina”, libro di Marino Niola edito per i tipi de Il Mulino. Niola è un antropologo, ossia una persona che studia l’uomo come individuo o all’interno di gruppi, e quindi di società. Ne studia i comportamenti, l’origine, lo sviluppo, l’interazione. Insegna all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, dove tiene anche un corso sui Miti e riti della gastronomia contemporanea. Facile dunque per noi convinti che la storia dell’uomo ruoti attorno a una tavola imbandita innamorarsi all’istante di quel titolo, di quel libro. Un libro che ondeggia fra tecnicismi alle volte impegnativi, e la lievità di una storia raccontata con un bicchiere in mano. E allora via a tuffarsi a capire perché ci sono più uomini che donne nelle cucine dei ristoranti e perché siano gli uomini ad occuparsi del barbecue, fra miti greci e storia degli alimenti. Dove si scopre che la tempura arriva in giappone nel Seicento grazie ai missionari portoghesi, che i vegetariani un tempo erano pitagorici, e che la consegna a domicilio della pizza non è un’invenzione americana, visto che nella Napoli dell’Ottocento era pratica diffusa e normale. In definitiva 150 pagine che corrono via veloci, che si divorano - è il caso di dirlo - nel tempo di un viaggio in treno. Il retrogusto, manco a dirlo, è piacevole, di limone persiano e di mela del giardino dell’Eden. Finale lunghissimo e persistente.

Condividi

LEGGI ANCHE