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Sondaggio: cosa capisce il consumatore dei "Vini Naturali"

pubblicata il 05.11.2013

Li chiamiamo per brevità Vini Naturali, sapendo di commettere peccato capitale per approssimazione. Ma l'argomento è quello e Vinarius, associazione di enoteche italiane, ha raccolto presso una cinquantina di aderenti le risposte ad un piccolo questionario che vale la pena di condividere, visto che il presidente Andrea Terraneo ha benignamente voluto inoltrarmelo.
Poi va tenuto conto anche di commenti tipo quello che ho sentito ieri a Fornovo, meritoria ed interessante sede della manifestazione Vini di Vignaiuoli: "ma non è detto che noi dobbiamo raggiungere tutti, o per forza allargarci". Un'affermazione così fa riflettere, molto.
Ad ogni buon conto: per chi produce, vende e comunica "vini naturali" ecco che la percentuale di clienti che hanno le idee chiare ed entrano in enoteca chiedendo vini naturali, bio, o biodinamici è per il 75% degli intervistati inferiore al 10%. E' di rilievo anche constatare che le tre definizioni per l'uomo della strana sono più o meno sovrapponibili. Per il 50% dei casi, inoltre, i "naturali" sono vini senza una certificazione ufficiale, ma di cui comunque hanno sentito parlare.
Ancora: a fronte di una domanda "decisamente aumentata" per il 43% del campione, la richiesta più frequente (53%) è "vino senza solfiti". Uno slogan che è diventato un tormentone e che ha più distinguo di un congresso della sinistra italiana che però ha fatto breccia nell'immaginario, a prescindere dalla sua correttezza e/o fondatezza.
Infine, i clienti si informano su solfiti (40%) e territorio (32%), mentre solo uno su cinque cerca di comprendere il sistema valoriale delle produzioni naturali.
Dunque, ammesso che al "movimento" dei vini naturali interessi davvero comunicare, visto che anche questo pare non essere argomento condiviso, ecco alcuni spunti di lavoro.
 

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