Attualità

S.P.Q.V. ovvero Sono Pazzi Questi Vignaioli [Fornovo Part III]

pubblicata il 02.11.2011

"Ma scusa, com'è possibile che ci sia una differenza così abissale da un anno all'altro? Sembra un altro vino, santoddio, perché?". Andrea Tirelli ha preceduto la risposta con un sorriso calmo e sornione accompagnato dalle braccia che si allargavano, lente, ampie, inesorabili. Gesto di una stordente sincerità e trasparente bellezza. "Boh!?" è stata la sua risposta. Definitiva. Ecco, Vini di Vignaioli è (anche) questo, è incontrare persone come Andrea, che fanno il vino, lo fanno buono, che te lo raccontano per quello che è, una cosa viva e liquida, imprigionata nel vetro, frutto di frutti, poco glamour, molta sostanza. E allora scopri che Stefano Borsa, Pacina, ha una strategia commerciale precisa per i suoi muscolari Chianti (e non solo) senesi: "se ci vieni a trovare li compri, perché vedi. Altrimenti, e come tu fai?". Inconfutabile. Oppure ascoltare con stupore Giovanni Montisci raccontare dei 28C° che c'erano nella stiva del traghetto la notte prima e che in fondo poco importa, l'importante è assaggiare quel rosato "che mi è partita la fermentazione" e che è diventato un Cannonau frizzante e profumato. Strano e buonissimo. Insospettabile. E poi "scontrarsi" con Fulvio Bressan e con il suo fantastico sguardo che sembra sempre aspettare il tuo, come a dire "io non ho niente da spiegare", anche quando ci sarebbero milioni e pepatissime cose da raccontare sul suo Schioppettino. Inarrivabile. Cercare un'espressione di sano autocompiacimento nel viso di Nicoletta Bocca, San Fereolo, davanti alle decine di "oohhh" in coro che si levano di fronte a lei, e non trovarla minimamente. Al massimo strapparle un sincero e (quasi) imbarazzato "anche a me piace". Magnifica. E poi incassare la passione e la soddisfazione sincera di Francesco De Franco, 'A Vita, solo e soltanto perché presente, lì, con il suo banchetto e i suoi vini profondissimi. Cose di una volta. Discutere (con sardità) con Adele Illotto sulla primogenitura (la loro) del Nasco vinificato a secco, incrociare, solo per un attimo, lo sguardo di Arianna Occhipinti tra una coltre di calici e di domande, vedere sbrilluccicare gli occhi azzurrissimi di Francesco Guccione mentre discute di tutto, di altro, ma non di vino, neppure del suo Perricone, che pure meriterebbe più di una parola. (Vini di) Vignaioli è incontrare per la prima volta Elisabetta Dalzocchio, riuscire a non parlare neanche un attimo del suo personalissimo Pinot Noir, ma ascoltarla mentre ti racconta di quella volta che in Borgogna, dentro una nuvola di nebbia gelida, che non si vedeva nulla, l'unica cosa che sentiva era il respiro potente del cavallo che lavorava tra i filari, ed il rumore della terra che si smuoveva. Sono pazzi questi Vignaioli. Per fortuna.  

Condividi

LEGGI ANCHE