Attualità

Stupor Mundi Carbone ‘cinque e ‘sei: un Aglianico in verticale.

pubblicata il 15.06.2010

Pare che dalle parti di Melfi piacciano i vini all'impiedi. Dev'essere così perchè questi Aglianico, pur robustamente solidi e concreti conservano una tensione verticale spettacolare, a tratti pirotecnica
Condizioni di degustazioneHo conservato i due flaconi di Stupor Mundi in cantina per un paio di mesi, a riposo. Oggi in casa rombavano 27° Celsius belli tondi, e l'Aglianico non può essere trattato a tale temperatura ambiente. Perciò le bottiglie sono state refrigerate per un'ora emmezza e poi prelevate dal frigo, aperte e fatte rifiatare per almeno mezz'ora. Il risultato era che il vino era perfetto al palato e ricco al naso. Un po' di maltrattamenti, ma a fin di bene.ConfrontoI due millesimi sono pressochè indistinguibili all'occhio, salvo un'anticchia di profondità in più per il '5, appena più fitto. Anche la tensione glicerica è sostanzialmente simile: solo leggermente più dinamica per il '6.Decisa la differenza al naso a bottiglia appena aperta e vino appena versato. Poi un quarto d'ora d'aria allarga gli orizzonti e avvicina i comportamenti. Con l'ossigenazione il '6 appare più fruttoso, con ancora una virgola di succo d'uva risplendente. Molto più adulto e "fungoso" il '5.Ad un primo frettoloso abboccamento la differenza è evidente: un potente corredo tannico per entrambi, ma il '6 conserva qualche astringenza pur sorretta da un volta alcoolica nitida e cristallina. Il '5 invece estrae una linea d'eleganza lunga e lucida - smooth - di una certa persistenza.
Stupor Mundi 2005Il Mundi è Aglianico vero. Tinge il bicchiere, e dopo la bevuta ha ancora il coraggio di esalare - a bicchere vuoto - espressioni di vinaccia, di vaniglia in baccelli larghe e precise.Mentre rotea nel bicchiere scatena profumi arcani, compiuti. Piange lagrime rarefatte ma regolari, con i suoi archi a sesto basso. Profuma di quelle mattine in cui i cercatori di funghi finalmente trovano: quell'istante esatto in cui il porcino esce dalle foglie umide. Solo il finale resta uncinato d'alcool, secoli dopo.Il sorso è spesso, ma non grasso, anzi ha una vena di sussiego in attesa di quel centro letteralmente esplosivo.Privo di gradini indulgenti, procede con tratti di vigorìa verso il termine, molto distante.Stupor Mundi 2006Appena marezzato di un riflesso scarlatto, un po' meno pigmentato del fratello maggiore, risulta anche meno angolato al naso. Sulla linea di un ricordo di mosto d'uva ecco una vena di erbe dell'orto: qualche scintilla di timo, di salvia fresca, intermittenti. In uscita emerge una percezione come di segatura bagnata - quella che si metteva nelle scuole quando pioveva - ad anticipare l'assaggio. Ruvido, archivoltato da una tensione quasi elettrica, vine poi nel mezzo ruspante come i movimenti degli adolescenti. Un bicchiere ancora precoce, che cerca un amalgama verso il finale con una chiusura rapida, in cui il succo s'appropria del palato.
Conclusioni.Bei bicchieri di Lucania vulcanica profonda, forti e mai meno che bevibili. Bella interpretazione tel quel del rugoso vitigno in purezza. Giusto uscirli sul mercato dopo tre anni, perchè anche il '5 è ancora propri oinmezzo alla sua parabola. I brividi d'eleganza che si colgono lo proiettano in un futuro luminoso. Forse il '6 non lo sarà altrettanto: ci adatteremo a berlo l'anno prossimo.

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