Attualità

Sur le Pouce, Nice F [s.v.]

pubblicata il 21.01.2011

Più di tutto, più dei musei e della Promenade des Anglais, più del lungomare, più del panorama del Castello: più di tutto di Nizza ti rimarrà incollata alla pelle quella pelle mediterranea, sudata come una maglietta d'agosto. Che di odori così non ne ricordavi dai tempi della ricerca di Falafal nei fòndaci di Amman, delle rincorse di Essaouira. E fosse solo Sayane, con le sue vetrine di ringhiera sgominate da un paio di secoli di inettitudine alla disciplina, allora potresti dire "E' il mercato". Ma se ti inerpichi verso la città vecchia, dove le ombre si fanno bluastre e le voci roche, e la folla è così fitta che non si taglia nemmeno con lo scooter, allora dovresti pensare che Nizza in effetti ha qualcosa di contaminato addosso. Ha il contagio dei porti di mare e delle genti di mare, partite e tornate, tirandosi dietro amori e dolori, e sudori e colori, e più banalmente, odori e sapori. Sbirciare le piramidi di spezie mediorientali, di essenze asiatiche; poi di pani di cento tipi, e di verdure tirate via una ad una: e poi quelle mille saponette, e poi quel milione d'olive: e poi canditi nocciuole fiori. E pesci. Cammini le stradette strofinandoti i fianchi con genti d'ogni dove, bianchi neri e blù, mescolandoti con i bassi e i grassi e gli alti e i magri. Poi d'improvviso ti prende l'infarto: è il voluminoso colpo di cannone che spara Nizza ogni mezzodì per chiamare i nizzardi all'ora di pranzo. Nella miriade prova la socca: cibo di strada epigrammatico, cibo da dita imperdibile: visto in mille varianti dalla farinata alle panelle: farina di ceci, olio, acqua sale, finito. E teglie grandi come barche, smisurate e nere, che viaggiano ad altezza di sguardo: qui nel minimo localino del baffuto Pierre (o Claude, o Andrè, o Antoine) che parla con la voce nella gola: una specie di Tom Waits ma più esagerato, fa le vene nel collo alle signore e poi le guarda con l'occhio furbo fulminato di vita e fa segno di sedersi "A' la Parisienne", che i tavoli sono così vicini che per entrare si può solo spostare il tavolino. E' buona la socca calda, con quei bordi carbonizzati; il resto no, l'assiette nicoise contiene sei assaggi efferati. Le pizze forse sarebbero buone, se si riuscisse a staccare il condimento dal cartone rotondo su cui è appoggiato, non si sa. Ma la socca, la birretta economica, il passaggio, i banchi della macelleria montati su binari per arrivare fino in mezzo alla strada, il negozio dei sali dal mondo sì, valgono il viaggio. Qui nei vicoli del souk di Nizza, vicino a piazza  S.Francois.

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