Attualità

Tasting Panel | Oneglass

pubblicata il 15.07.2010

La curiosità è nata quando è stata presentata l'iniziativa: un Panel che valutasse il contenitore ancora prima del contenuto. Per la verità basta fare una riflessione nemmen tanto sagace per rendersi con che l'dea è la soluzione per molte domande. La portabilità, il tappo, lo stoccaggio. Il limite etilometrico, la moderazione nel consumo, la lotta agli sprechi. Insomma c'erano abbastanza motivi per partecipare alla giostra con la mente aperta e senza pregiudizi. Poi arriva il kit di Oneglass, una delle "confezioni" più belle che mi sia capitato di vedere. Aspetto suburbano, post industriale di imballaggio usato, in realtà raffinatissimo cartone fustellato. Stampa delavè e font "timbrato" per quello slogan, "vino allo stato puro." per la verità anche sovraesposto. Il target appare di un consumatore sensibile anche alla raffinatezza ed alla cura del packaging.

In effetti tenere in mano la "bottiglia" di Oneglass è una bella sensazione. Quella mano pesca, quella gommina-grip che è un piacere tenere tra le mani. Avare le informazioni sul contenuto: generiche note di degustazione, composizione del blend dei vitigni, ma nessuna indicazione sulla provenienza, sul produttore, sulla vinificazione. Le indicazioni d'uso sono chiarite da un paio di pittogrammi a cui non presto alcuna attenzione, e mi fido di più delle fessure predisposte ai lati del collo della bottiglia. Temevo assai l'effetto brick, una delle cose più detestabli che sia mai stata inventata dall'uomo: invece qui l'apertura è agevole, proprio un gesto.La mescita è meno intuitiva. Arranco attorno allo strappo cercando di aprire il varco premendo sui  bordi del contenitore ma ho mala parata. Solo dopo varii armeggiamenti mi arrendo, capovolgo la sacchetta e strizzo. Ecco fatto. Bastava guardare la figura, dice, ma in verità non è bastato. Una volta compreso il meccanismo va tutto liscio.
Altra cosa di gran vantaggio è la praticità di preparazione. Nella sera più calda degli ultimi duemila anni, con 31 gradi netti per casa, il bianco va a temperatura di servizio din 10 minuti di freezer, mentre il rosso raggiunge il "fresco cantina" in poco più tempo nel reparto frigor.
Verso: sono 100ml, cioè meno di una calice da mescita, in pratica la quantità da assaggio ad una degustazione. Due sorsi e via. Certo l'ideale per i posti di blocco con l'etilometro, ma di certo inadeguata ad una fruizione appena più libertina del prezioso liquido.
IGT delle Venezie Pinot Grigio 2009: limpidissimo e chiaro, presenta invece qualche sentimento più oscuro al naso, una sensazione di cotto e molle che cozza con l'idea di freschezzadel bianco. Il sorso invece è secco, e non ribatte le caratteristiche. Al termine resta la nota alcoolica, in una generale idea di soddisfazione assai moderata.
IGT Toscana Sangiovese 2008: meglio, con questo naso più asciutto e plausibile, seppure semplice, piuttosto fermo. Stretta anche la bocca, non esente da una leggera, sfocata sensazione tannica. Il rosso rubino all'assaggio dice di una certa linearità, di correttezza, nel limine dei tradizionali vini della casa in osteria.
Oneglass in confezione da 16 pezzi costa poco meno di 26 europei. Una bottiglia quindi (8 bicchieri) vale 13, cioè il prezzo di un vino già di un certo prestigio. Dunque il target non solo è del pubblico che apprezza l'immagine, ma anche di chi si avvicina al vino "taglio alto": molto più alto degli sfusi e dei bag che stanno spopolando tra l'utenza popolare, senza abbandonarne sensibilmente la sensazione organolettica.
Praticità dunque, fin che vuoi, con il dubbio della modica quantità. Prezzo che paga più l'innovazione e la confezione che il contenuto. Forse i bianchi particolarmente stressati dalla procedura di imbottigliamento soffrono di più, ma la domanda è a quei prezzi nonvale la pena di spostarsi direttamente su un vino che vlgalapena di essere bevuto anche in modica quantità?

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