Storie di vino e di famiglia: i 140 anni delle Tenute Piccini
Vi raccontiamo l’evoluzione di cinque generazioni di Tenuta Piccini: 140 anni di energia e passione tra botti e vigne in cui nascono rossi, bianchi e rosé.
Siamo in un triangolo perfetto tra Siena, Arezzo e Firenze, con le lussureggianti Valdarno e Val di Chiana a fare da cornice. Le colline del Chianti Classico, il vino rosso toscano più noto al mondo, sono da cartolina. Qui si raccontano storie antiche di famiglia, di braccia instancabili e visioni lungimiranti. Di nonni che hanno messo a dimora un piccolo vigneto, e di nipoti che hanno fatto poi tesoro degli insegnamenti, creando un impero. Allargando non solo i metri di terra, ma anche gli orizzonti.
Piccini, una storia di passione per il vino lunga 140 anni
Una di queste storie che attraversa l’intero albero genealogico, è quella della famiglia Piccini: quattro generazioni (con la quinta già più che partecipe) unite dall’amore e dalla cultura del vino. Le quindici parole che compongono il motto di casa, un claim carico di sentimento, restano ben impresse e descrivono l’essenza dell’azienda:”Tutto ciò che facciamo nel presente è sia per il passato che per il futuro”.
La storia inizia all’ombra di Poggibonsi, sulle colline del Chianti Classico, con Angiolo Piccini, il capostipite che fondò una piccola casa vinicola, assieme a sua moglie, Maria Teresa Totti. Sette ettari, lavoro manuale di pochi uomini, e il Chianti che, come la più iconica delle immagini, veniva imbottigliato e venduto nei fiaschi di paglia. L’azienda cresce, e al primo vigneto si aggiungono altri appezzamenti. Sta per iniziare un periodo d’oro per il rosso rubino toscano bevuto in tutto il Belpaese. Mario, figlio di Angiolo, tiene le redini dell’azienda, preme sull’acceleratore e porta il suo “vino del buongustaio” che chiamerà Preferito, all’assaggio ovunque. I clienti aumentano, così anche la notorietà della vinicola Piccini.
L’espansione nelle terre del Gallo Nero
Dei quattro figli di Mario - Maria Luisa, Simonetta, Mitzi e Pierangiolo, nato nel 1934 - quest’ultimo è il prescelto per raccogliere l’eredità di famiglia. E’ il terzo capitolo della storia: la vinicola Piccini cambia nome, si chiamerà “Gestione Piccini”, e trasloca da Poggibonsi nelle terre del Gallo Nero. Aumentano vigneti e bottiglie: terreni di galestro e alberese vengono acquisiti nel comune di Castellina in Chianti, ancora oggi una delle sedi della vinicola; altri nei pressi di Siena, nel cuore dell’area di produzione del Chianti Classico. Tenuta Moraia, arriverà nel 2001 coi suoi 160 ettari di terreno (di cui 60 vitati), a due passi dall’antico borgo di Gavorrano, dove le colline sono baciate dal sole e dalla brezza marina del golfo di Follonica poco più in là.
La scacchiera di vigneti, dal Chianti alle pendici dell’Etna
Il testimone passa di generazione in generazione, così come la passione per il vino. Il brand nelle terre del Gallo Nero continua la propria espansione: cinque le tenute (anche fuori regione) sono oggi raggruppate sotto il marchio Piccini 1882. Dopo 140 anni di storia la scacchiera di vigneti va dal Chianti Classico, a Castellina in Chianti dove si trova la casa madre Fattoria di Valiano, alla Maremma in cui sorge Tenuta Moraia, terre vocate al Sangiovese e Vermentino, ma anche varietà internazionali come Cabernet, Merlot, Syrah, Alicante e Chardonnay. Da qui si giunge anche a Montalcino dove si trova Villa al Cortile, la tenuta dello storico Brunello.
Le radici fuori dalla Toscana, invece, vengono messe dalla famiglia in Basilicata, con la fattoria Regio Cantina, che si espande per 15 ettari di vigneti, dedicati esclusivamente alla produzione dell’Aglianico del Vulture. In Sicilia, invece, si estendono i vigneti di Torre Mora, 11 ettari nella spettacolare scenografia dell’Etna DOC, dove maturano le varietà autoctone come Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante.
Il Chianti “Orange” è contemporaneo
Le nuove generazioni della famiglia Piccini rinnovano l’immagine del Chianti: il dna è lo stesso, il restyling un successo. Il più classico dei rossi toscani diventa giovane e dinamico. E’ il fil rouge che scorre nelle botti e nelle menti innovatrici della quarta generazione della famiglia Piccini, una vera dinastia del vino. La mission di Mario Piccini, amministratore delegato di Piccini 1882, e delle sorelle Martina ed Elisa, è chiara: portare rispetto a un solido passato, guardando però alle tendenze del futuro. Lo ripete Mario Piccini: “Mio padre ci diceva molto chiaramente che non saremmo andati da nessuna parte senza energia e passione. C’è una grande differenza tra ereditare e costruire un’azienda vinicola; seguendo la sua guida, l’abbiamo costruita come una squadra.”
E’ in questo momento, con evoluzioni agronomiche e in campo tecnologico negli impianti - automazione e risparmio energetico in primis - che inizia il restyling del più conservatore dei vini italiani. Il Chianti Classico diventa “Orange” (colore anche degli stabilimenti Piccini). Il Chianti Etichetta Arancio ha un’insolita etichetta minimal, che risulta facilmente riconoscibile, iconica. Nel bicchiere si versa un Sangiovese al 90%, con piccole percentuali di uve Canaiolo e Ciliegiolo: un nettare rosso rubino che profuma di ciliegia e lascia al palato un bouquet di frutti di bosco. Piacevole, dinamico e giovane.
Tra botti e barrique: rossi, bianchi e rosé
Facciamo un salto in cantina, dove il rosso la fa da padrone, ma si scoprono anche bianchi e rosati versatili e beverini. Il Chianti DOCG 2021, l’etichetta arancione ormai iconica, è di qualità altissima: l’essenza della tradizione, ma in chiave informale. Il Chianti senza fronzoli che piace ai giovani quanto ai più integralisti. Tra le grandi referenze di casa spiccano Poggio Teo, il 6.38 Gran Selezione e Pècchero, espressione del Chianti Governo, perfetti con le carni succulente e i piatti della tradizione.
Si passa al Sasso al Poggio, Toscana IGT: sangiovese 60%, e il resto in proporzione equa di cabernet sauvignon e merlot. Intenso nel profumo e nel gusto quasi di fragola e vaniglia. Perfetto in accostamento alle carni brasate o alla griglia, così come il Brunello Rosso di Montalcino DOC di Villa Cortile, che si sposa a meraviglia con vitello, manzo e maiale. Il Rosato Maremma Toscana di Tenuta Moraia strizza l’occhio al mercato internazionale: quasi femminile, fresco e vivace con note di lampone e scorza d’arancia. Ideale con il pesce, anche affumicato, così come a fine pasto con il dessert. Risotti, frutti di mare e cruditè chiamano invece Donna di Valiano, il bianco di Toscana IGT Fattoria di Valiano. Un ventaglio di colori e sentori, tra botti e barrique, che raccontano un territorio di dolci colline e antiche passioni.
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