Attualità

Birrificio Toccalmatto | Botti da orbi

pubblicata il 10.07.2012

Bruno Carilli è uno dei migliori wrestler cattivi del mondo birrario. Come tutti i pro non sale sul ring a caso, ma solo quando il tema in discussione stuzzica i suoi interessi o il suo portafoglio: birrifici agricoli, guide Slow Food, costo della birra, burocrazia birraria, ecc. È un wrestler generoso ed appassionato, non lesina colpi ed incassa senza battere ciglio, senza mai risparmiarsi. Ce le siamo suonate più di una volta in giro per il web, quando lo stuzzico so che risponde sempre alla chiamata. Sia chiaro: rispetto sempre e comunque per chi scende dal trono, ci mette la faccia e si butta nella mischia. Anche perché, nel 2012, chi tace dietro alle quinte o nella stanza dei bottoni ha sempre torto. A prescindere. Bruno è anche sufficientemente intelligente e navigato per sapere che i colpi sono quasi sempre finti, e se non lo sono non fanno (quasi) mai male davvero. Ed è abbastanza amante della verità da accettare che uno lo attacchi dandogli contro senza per questo relegarlo in qualche improbabile black list. Anzi. In sostanza, si diverte. Dopo mezza vita passata a "fare il burattino" (cit.) come dirigente in multinazionali birrarie e non, la sensazione sincera che ti trasmette è quella di voler essere innanzitutto padrone di sé stesso. Certo, poi c'è anche l'utile che di sicuro non disprezza. Piuttosto maldestro sul web quando ci si butta, è stato invece molto abile nel far crescere la sua creatura, il Birrificio Toccalmatto di cui è patron. Dopo il turbinio di birrai gispy che si sono succeduti in questi anni è oramai - a ragione - identificato come unica mente creativa del birrificio. La sua scelta commerciale è stata quella della birra trendy e "di lusso", che stupisce, si distingue, fa discutere e non passa mai inosservata. Grande cura e gusto nell'immagine dei prodotti, uso spregiudicato dei luppoli e abuso creativo delle nuove varietà immesse oramai in continuazione sul mercato per i geeks assetati di novità, questi i suoi cavalli di battaglia. Soprattutto, le sue birre sono ottime. I prezzi, va da sé, sono quelli che potete facilmente immaginare, piuttosto audaci. In pochi anni è salito nell'olimpo dei migliori produttori italiani grazie a qualità e innovazione, con birre instant classic come la Zona Cesarini, una Pacific IPA che fa stile a sé. Cosa ribolle nel ventre del vulcanico birrificio? Per saperlo bisogna calarsi nelle segrete sotterranee armati di pipetta e pescare dalle botti. Uno dei progetti in cantiere è quello di sviluppare la ricerca e la produzione di birre affinate in legno, realizzate con affinamenti di tipo diverso. Gli stili prescelti sono anglosassoni, quindi Imperial Stout, Barley Wine e Old Ale, a volte contaminate con culture di brettanomiceti come avveniva una volta prima di Pasteur. Fanno bella mostra di sé piramidi di botti esauste di Ornellaia, Marsala, rum Caroni ed altro. Poco senso ha trarre ora le somme di un work in progress, qualcosa deve ancora levigarsi, qualcos'altro è già stellare, come un Barley Wine in maturazione in una botte di castagno ex marsala Pellegrino, dove la parte vinosa è addirittura sovrastata dal contributo del castagno, un mieloso che si fonde in maniera sontuosa aggiungendo a questo Barley Wine diversi strati di complessità e morbidezza. Quando verrà alla luce sarà un'ottima scelta per chi volesse farsi un bel regalo. Nota di merito per la Vecchio Bruno, una Oud Bruin belga (occhio al gioco di parole) di grande fedeltà alla tradizione fiamminga proveniente da una botte esausta da precedenti produzioni vinicole e birrarie. Ancora un po' ruvida e tannica, con una acidità ruspante ma garbata e l'acetico al guinzaglio, ha un grande futuro davanti a sé.

Condividi

LEGGI ANCHE