Si transita a stento da Torino. A Torino ci si va, o ci si vive. Nessuno dice "Passavo di qui": non sulle rotte sciistiche grazie a poderose tangenziali, non sulle rotte marittime, non sulle rotte per l'estero, anche senza l'opposizione NO-TAV, che ostacola un'opera già comunque in ritardo di una ventina di anni. Eppure Torino, città olimpica invernale, è la città del Salone - sia esso del Gusto o quello Internazionale del Libro - della nascita di Eataly, dell'emittenza RAI, della ferita orgogliosa che mai si rimargina della Fiat, del Film festival e assieme del Museo Egizio, di Camillo Benso Conte di Cavour, dei Savoia, dei gianduiotti, di Luigi Eiunaudi e dei letterati, dal crepuscolare Gozzano a Primo Levi, Baricco e Mario Soldati.
Torino è una città dove si va apposta, ed è per questo affine a tutti coloro che si sentono degli erranti, o degli emigranti, facendosi forse la prima città italiana multietnica, con comunità più radicate che altrove. All'ombra dei Murazzi del Po, si è mescolata l'anima dei popoli, in un medley ad alta densità musicale, nei centri sociali dove è transitato di tutto, dal reggae, all'hip-hop, fino alla musica elettronica con sperimentazioni dub. Eppure è severa nel suo profilo artistico urbano, ancora ingessato nel delineato passaggio sabaudo, dove su Piazza Vittorio sbucano i sensi unici delle uscite laterali ad arco, che sembrano respiri tra palazzi a dimensione carrozza, di cui se chiudi gli occhi puoi ancora immaginare il rumore. Torino sono anche i 167 metri della Mole dell'Architetto Antonelli, per lungo tempo anche la costruzione in muratura più alta d'Europa: nata sinagoga nel 1863, per la libertà di culto sancita dal re Carlo Alberto, ha ospitato la prestigiosa fiera dell'Esposizione universale nel 1884 e oggi è sede del Museo Nazionale del Cinema. Dentro e fuori Torino una quantità di castelli, palazzi e regge: da Racconigi a Rivoli a Superga alla Venaria Reale, a Stupinigi, senza dimenticare il Monte dei Cappuccini, dove a dispetto del convento, gli innamorati si godono abbracciati la vista più romantica sulla citttà.
Torino città del gusto, dove il vitello si fa tonnato, a incrociare la terra ed il mare, e città di cuochi che con la loro "arte" hanno raccolto l'eredità morale degli eccentrici geni del passato, scienziati, scrittori outsider e musicisti estrosi. Proprio ad un incrocio dalla Mole, in Corso San Maurizio, c'è un ristorante emblema della capacità di Torino di uscire da quella severità austera color seppia da vecchi amanti, e si infuoca di passione con l'energia espressiva dello chef Marcello Trentini. E' il
Magorabin: meno di 30 posti ad alto godimento papillo-gustativo grazie a menu fortemente radicati nella tradizione della cucina piemontese, con spinte dinamiche su tutto ciò che è capacità visionaria del gusto. Il foie gras è cosparsi di tartufo ma contiene un lampone, che asciuga la grassezza e lancia l'aromaticità in un fresco vortice sensoriale. La battuta di carne cruda si accompagna all'ostrica in un duetto tra carne delicata e acqua di mare. L'animella con caviale affumicato e carciofo è gioco ironico avvincente. Lo spaghetto "pane, burro e acciughe" è equilibrio e semplicità che conquista. La carta dei vini ha una rara profondità di etichette ed annate alla voce "Piemonte" e una sconvolgente varietà di Champagne, senza neppure trascurare gli amanti del "bio". La sera i percorsi vanno dai 40 agli 80€ e a pranzo i menù si comprimono e diventano due portate ed un dessert - menzione speciale alla pasticceria - per la "Colazione di lavoro gourmet" a 25€.La stella della Mole brilla su questa cucina raffinata e sicura, che accoglie gli erranti con un vermouth e un sorriso.
MAGORABIN
Corso San Maurizio 61 - Torino
Tel. 011 8126808
www.magorabin.it