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Montepulciano d'Abruzzo | Villa Gemma Masciarelli e Valentini 1995 a confronto

pubblicata il 22.10.2012

L'occasione é ghiotta, di quelle imperdibili: una degustazione sul lago di Ginevra di Montepulciano, un racconto che profuma di Adriatico, di mare piatto e colline verdi affacciate sul l'azzurro, di cime tempestose e ghiacciai, come solo questo "climat" consente. Vini sanguigni e gagliardi, che fanno di un'irruenza guascona e di una eleganza contadina da giorni di festa il tratto principale. Nella batteria schierata, mi saltano agli occhi due vini importanti, presentati nello stesso millesimo, due grandi interpretazioni del Montepulciano d'Abruzzo, ma in letture molto diverse. Valentini e Masciarelli sono due facce della stessa terra, due racconti di questo grande vitigno rosso, diversi ma complementari. Valentini é la vecchia aristocrazia contadina, legata alla tradizione e al rincorrersi delle stagioni, vini integri ed elegantissimi, scolpiti dalla natura e dal tempo, accuditi con passione e dedizione artigiana, in una dialettica incessante e fruttuosa tra natura e artefice. I vini di Masciarelli invece sono forgiati dalla mano volitiva dell'uomo, scelti e cesellati con cura moderna e passione antica, il Villa Gemma é tradizionalmente un rosso potente e materico, addomesticato e disegnato, dalla sensibilità di Gianni che sapeva come pochi gestire, concentrazioni e legno. Due visioni del vino, diverse, due interpretazioni dell'Abruzzo e del mondo alternative. Da una parte la contemporaneità della tradizione, di una dialettica attuale con il passato, dall'altra la potenza del gesto volitivo, di una modernitá che cerca di farsi grandezza. Comunque due grandi vini, figli di un millesimo non semplice, partito con freddo e piogge, ma poi recuperato da una estate calda e secca. Vediamoli: - Villa Gemma 1995, una delle ultime annate prodotte con il vecchio impianto a Pergola abruzzese di San Martino, fermenta in acciaio e dopo a riposare nel rovere francese. Negli anni successivi la ricetta cambia, iniziano le fermentazioni nei tini in legno, alla borgognotta, e soprattutto si passa al nuovo impianto ad alberello e fitto come vuole la nuova regola enologica di quegli anni, per vini sempre più ricchi ed estratti. il naso è scabro elegante entra sul frutto poi gira sul minerale e fiorito, una piacevole e intrigante nota di camino, affumicata e speziata che fa tanto Montepulciano vecchia scuola. In bocca è nervoso e tannico, tra frutto rosso e silicio, ancora giovanissimo e dinamico, sostenuto dalla acidità varietale che alleggerisce il corpo potente. in bocca dura molto a lungo. Un gran sorso. - Valentini 1995, la ricetta di Loreto é sempre quella, immutata nei decenni: fiducia totale nel vitigno, la pergola abruzzese è gestita con perizia, ma senza inutili interventismi, senza eccessive manomissioni, lasciata libera di sfogarsi, poi le uve migliori portate a casa e lasciate fermentare naturalmente nei grandi vascelli di legno vecchissimi. Poi l'occhio di Francesco Paolo a vigilare, ma il grosso del lavoro lo fa il tempo e l'attesa, per vini dalla stupefacente distensione e complessità. in questo1995 il naso entra deciso sul tostato, inizia sul caffè e poi gira sul frutto e le erbe officinali, alla fine stupisce una bella nota ematica ancestrale e distesa. La bocca è potente e succosissima , appagante fra frutto rosso vivo e sentori primari di humus e terra. Un vino dalla personalità e riconoscibilità disarmante, il corpo potente e l'alcool  (14,5 %) non diventano mai peso, supportati da un nervosismo acido che spinge rapidamente al bicchiere. La bottiglia si svuota in un lampo e lascia il desiderio del sorso. Dire quale fosse il migliore é difficile, sono vini diversi e interessanti. Certo io avrei bevuto un altra bottiglia di Valentini a garganella, ma alla fine quello che vince é il terroir abruzzese e un grande vitigno capace di interpretazioni così diverse.

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