Attualità

Veronesi tuti mati

pubblicata il 25.10.2010

Ingiustamente minore, Verona: comodo guado già al tempo degli irsuti Veneti. E pur tanto romana, al tempo che arrivarono i Romani era già lì.
Un ponte, un'idea: diafana quanto il ricordo di un ponte che non c'è più da mille anni. O centomila, ma ha lasciato tracce indelebili. Ma solo per gli occhi che sanno vederle, come le tracce delle persone.
E invece dei ponti veri, di pietra e d'acqua. Di vuoti e di pieni, come sospiri disattenti.
Altri modi di contare, di vedere, di illuminare.
E di giocare.
Nei rari momenti in cui la pietra si fa lieve. Aerea.
E la sciocchezza si fa solida, si fa muro. O forse la potresti chiamare solo sciocchità.
Per cercare un refolo d'ombra.
E tramutarlo in un sorriso senza denti, e occhi senza sclera.
Lasciando presagire geometrie bislacche, non fosse che bislacco e geometria nella stessa frase suonano rumorose come treni di ferraglia.
E vincoli insondabili. Vincoli, non vicoli.

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