Attualità

Viaggio in Sardegna | Carignano e polvere del Sulcis

pubblicata il 31.08.2011

"Potevo attraversare litri e litri di corallo per raggiungere un posto che si chiamasse arrivederci." Amico fragile, Fabrizio De Andrè. La Meurreddìa, il Sulcis, le montagne bucate, la polvere grossa e rossa, il mare sempre in salita. L'ultima parte d'Isola dove è davvero ancora l'Isola a comandare, dove, per trovare qualcosa che avesse quello che definiamo valore, l'uomo ha dovuto scavare, sempre di più, sempre più in fondo. Fino alla fine. Il Sulcis è di una bellezza che intimidisce gli uomini, perché più grande. Contrasti selvaggi, di precisa semplicità, disegnano autentici miracoli che le parole non riescono a raccontare; perché prova tu a descrivere il blu cobalto del mare sotto le miniere di Masua, o l'altopiano, giallo e deserto, che arriva fino a Gutturu Sporta o la meraviglia delle scogliere nere sull'isola santa e tabarchina di Pietro. Non si riesce, forse non si deve nemmeno. E poi la gente che vive il Sulcis, persone legate e segnate da quella terra, che hanno respirato sotto quella terra con una luce sulla fronte, le polveri malvagie ed anche quelle che continuano a farlo, respirando i veleni in superficie a Portovesme (per un lavoro precario) o al poligono di Capo Teulada (per le guerre degli altri). Ma il Sulcis è più forte degli uomini e probabilmente anche dei veleni. Figuriamoci della fillossera. Così l'uva di questo pezzo d'Isola, il Carignano, cresce ancora su alberelli a piede franco. Ed è uva resistente, potente, robusta, solida. A vinificarla bene bisogna essere testardi e pazienti, ma il risultato è un grande rosso mediterraneo, un vino di terra profumata. Come il Rocca Rubia, il Riserva delle Cantine di Santadi, Carignano in purezza. Difficile, sorprendente, tonico, è un bicchiere sardo come pochi, il corallo nero si appende sul vetro mentre il mirto e l'euforbia si rincorrono, in bocca una confettura di pomodori dolci ed origano si appoggia sulla grafite rovente, aspettando, paziente, che il tannino vinca la sua battaglia con una centuria di gradi alcolici. Un bicchiere sacro e santo con lo spiedo di porcetto, piccolo, tenero e profumato, servito con la sua cotenna. Croccante. NdR.: Con questa pagina particolarmente ispirata si chiude il viaggio di Fabio D'Uffizi tra i vitigni dell'Isola. Con i suoi racconti abbiamo imparato cose dentro e attorno al vino sardo. Fabio crede che il suo Viaggio sia finito, ma è giovine, si farà.

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