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I vitigni resistenti del Trentino: bere bene all’insegna della sostenibilità

pubblicata il 12.09.2024

Un concetto innovativo, ma che affonda le radici nella tradizione enologica italiana ed europea: i vini dei vitigni resistenti piacciono a tutti, consumatori e agricoltori. E l’ambiente sorride

Se ne sente parlare sempre più spesso, ora è venuto il momento di osservarli da vicino: cosa sono i vitigni resistenti e perché fanno bene all’ambiente? 

In poche parole, si tratta di vitigni che resistono agli attacchi dei parassiti e sono in grado di tollerare anche le criticità climatiche. Non richiedono particolari trattamenti fitosanitari, o solo in minima parte, e quindi hanno un impatto ambientale ed economico molto ridotto rispetto ai vitigni “normali”. Inoltre, possono essere coltivati anche in zone meno facili da raggiungere, rispettando così la naturale biodiversità dei territori.

Dall’incubo della fillossera alla rinascita

Da dove vengono e come sono nati i vitigni resistenti? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare un salto nel passato di quasi 150 anni e tornare alla seconda metà dell’Ottocento, quando una famiglia di afidi dell’America settentrionale, noti come fillossera, si diffuse nel nostro continente e rischiò di fare piazza pulita della vite europea, mandando all’aria secoli di storia e colture.

I danni furono incalcolabili e ovunque gli esperti si misero al lavoro per risolvere il problema. Il primo passo fu quello di trovare rimedi chimici e pesticidi per debellare i parassiti e mantenere le piante in salute, soluzione a tutt’oggi ancora in auge in moltissimi vigneti di tutto il mondo.

Al tempo stesso però si fece strada un’altra idea: anziché indebolire gli insetti, perché non provare a rafforzare le piante? Si scoprì, fra l’altro, che la vite americana, al contrario di quella europea, non veniva danneggiata dagli attacchi della fillossera, e si tentò quindi di dar vita a un ibrido fra le due varietà, in modo da unire la forza d’oltreoceano ai sapori tradizionali del vecchio continente. 

Una questione di qualità

Il successo non fu affatto immediato, anzi. Le prime piante ottenute in questa maniera erano sì immuni (o quasi) ai parassiti, ma producevano un vino che lasciava molto a desiderare, soprattutto per gli standard europei. Si continuò quindi a lavorare per decenni sulla qualità del prodotto finale, fino a ottenere risultati prima apprezzabili e poi finalmente, in tempi più recenti, buoni, senza se e senza ma.

Al giorno d’oggi la necessità di ridurre l’impatto ambientale, il consumo di energia, la produzione di CO2 e quindi anche l’utilizzo di fitofarmaci è sotto gli occhi di tutti. La bella notizia è che la sostenibilità può andare di pari passo con il gusto e che i vini dei vitigni resistenti sono davvero una gioia per il palato e per la natura.

Per gli amici “Piwi”

Quando parlano di vitigni resistenti, gli addetti ai lavori ricorrono di solito al nomignolo Piwi. Di cosa si tratta? È l’abbreviazione di Pilzwiderstandsfähig, termine tedesco che significa appunto “resistente ai funghi”. Esiste anche un’associazione, PIWI International, che si occupa di intensificare la ricerca sul campo e di coordinare le molte realtà locali, sempre più diffuse in Europa e nel Nordamerica, in modo da favorire lo scambio di informazioni tecniche e pratiche fra i membri.

Oggi in Italia esistono più di trenta varietà Piwi, in un’area che va dalla Lombardia al Friuli-Venezia Giulia. In Trentino, la parte del leone spetta al Solaris, ribattezzato “la vite perfetta” per via della sua straordinaria resistenza ai parassiti, ma anche per l’ottima qualità del vino prodotto dalle sue bacche bianche e zuccherine. Ottimo mix di morbidezza, armonia e aromaticità, il vino Solaris ha una buona struttura alcolica e un bouquet fruttato. Si abbina perfettamente a carni bianche, pesce, primi piatti con sughi delicati e formaggi morbidi, ma la sua freschezza lo rende ideale anche a essere bevuto solo, al momento dell’aperitivo.

Dal Bronner al Johanniter (bianchi), dal Sevar al Nermantis (rossi): i vini ottenuti in Trentino da vitigni resistenti sono tanti, e meritano di essere presi in considerazione. E, soprattutto, assaggiati!

Se le nuove varietà Piwi sono oggi una garanzia per un pubblico sempre più nutrito di consumatori consapevoli e attenti all’ambienti, la sfida è quella di lavorare sui vitigni della tradizione in modo da renderli sempre più resistenti. Perché bere bene è un piacere a cui nessuno dovrebbe rinunciare, ma farlo in maniera sostenibile è importantissimo, per noi e per il nostro pianeta.

Manuela Mellini

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