C’è tutta una tradizione che lega in maniera indissolubile i conventi a una parte della pasticceria siciliana, fatta di ricette antichissime e spesso radicate nei culti religiosi, influenzate dalle diverse dominazioni, successivamente perfezionate e poi tramandate nei secoli all'interno delle mura. La produzione dolciaria che ne scaturiva era inizialmente una maniera di restare in contatto, nonostante la clausura, con il mondo esterno, nonché moneta di scambio per ripagare eventuali favori ricevuti da vescovi, prelati, medici o confessori. Solo in un secondo momento diventò, specie con la confisca dei beni ecclesiastici avvenuta dopo l'unità d'Italia, un’importante fonte di sostentamento per molti monasteri che in questo modo riuscirono ad evitare la chiusura.
E ci sono, accanto ai dolci di provenienza conventuale più conosciuti - penso ad esempio alla frutta Martorana - vere e proprie rarità, come l'Ova Murina. Prodotta esclusivamente nella magnifica Sciacca, in provincia di Agrigento, nasce attorno al diciassettesimo secolo nel monastero Badìa Grande come alternativa estiva al cannolo, dato che all'epoca in questa stagione la ricotta non veniva prodotta. All'interno una crema di latte addensata con farina, addizionata con poco zucchero e zuccata, racchiusa da una sorta di crespella di mandorle tritate, uova, cacao e cannella. Pare che l'origine alquanto curiosa del suo nome sia da ricercare proprio in quest'ultima e nella sua somiglianza, per forma e colore, con la pelle della murena.
Dove assaggiare questo cannolo estivo? Io l’ho scoperto, for my very first time, a fine cena presso L’Hostaria del Vicolo, dove il disponibilissimo patron Nino Bentivegna sarà prodigo di ogni altra eventuale informazione.
[ndr: si ringrazia Marilena Barbera per la preziosa segnalazione]