Stiamo per mettere a confronto i giandujotti di
Guido Gobino il torinese e di
Guido Castagna il giavenese. I migliori di Torino secondo noi, ma non è stato facile avere un riscontro in città. Perché chiedere a Torino chi faccia il miglior giandujotto, è come chiedere a un romano chi fa la mejo amatriciana, o a un napoletano la margherita perfetta. Ognuno avrà il suo campione, con abbondanza di argomentazioni, rivelazioni su ricette segretissime e memoria storica. I torinesi ci hanno parlato di vecchi cioccolatieri depositari dell'Arte, e di giovani artisti non corrotti dalle leggi del business. Abbiamo ottenuto qualche nome interessante, alcuni di ristrettissima nicchia. Alla fine però, i nostri due Guido c'erano sempre, con la differenza che sono sì artigiani, ma diffusi abbastanza da essere reperibili con un minimo di impegno.
Sono un bene a cui si può attingere.
Dunque Gobino, con in cima il Tourinot e il Maximo, l'uno più tradizionale, con il latte, e l'altro solo zucchero, nocciole, cioccolato e un bacio di vaniglia. Il Maximo +39 ha il 39% di nocciole. Quello di Castagna invece ha nocciole, zucchero e Chuao. Più nocciole (oltre il 40%) che zucchero, e un criollo prezioso venezuelano come cioccolato. Nocciole di Langa per entrambi, ci mancherebbe. La taglia del cioccolatino è piccola, la metà circa di uno tradizionale, appena più grande quello di Castagna.
All'assaggio, a chi non avesse mai provato un giandujotto artigianale e ne potesse provare uno solamente, gli scarterei un Maximo di Gobino. Il sapore è esplosivo, di nocciola ma soprattutto di cioccolato. Una forza che ingombra le nari, si erge ma non pesa. Un piccolo prodigio di potenza. Stessa sensazione per il Tourinot, con un ricordo più grasso in chiusura. Gobino fa gianduja di evidenza esemplare, Castagna ha bisogno di tempo. L'esibizione di gusto e qualità sono evidenti anche nel gioiellino di Giaveno, ma con più accento sulla nocciola che sul cioccolato. Il sapore si apre e si completa in bocca dopo aver mandato giù il boccone, con una eloquenza morbida, soave e cangiante. Il porgersi essenziale richiede attenzione, e ripaga con l'eleganza.
Una botta, un morso strappato, o una soffice, preziosa compagnia? Alla fine ci ritroviamo a scartare più Castagna che Gobino, ma li teniamo in casa entrambi. A ogni occasione il suo giandujotto.
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