Mi capita ogni dieci anni: ma mi capita. Ed ogni volta che svolto nelle anguste corsie del
Drive Thru succedono puntualmente due cose:
uno, la consueta, familiare zaffata di frittura, con quella consueta, familiare ed inconfondibile temperatura di colore: gialla da agguantare le adenoidi e strizzarle fino all'anestesia. E,
due, pensare a
David Foster Wallace e alle rose fritte nello strutto. Perchè di quella intensa, lunga, faticosissima lettura di
metapiani metafisici applicati alla
metafiction mi è rimasto nella nari solo l'odore delle rose fritte nello strutto, e il vago disgusto dell'Autore per il cibo, per l'uomo, per tutto.
Verso Occidente l'Impero dirige il suo corso sembra stampato sulla carta oleata da stringere il fritto tanto trasuda di
trash-food e cisti da sommacco: tanto la meta sotto le grandi arcate gialle resta agognata e irraggiungibile, una Itaca più cattiva e meno consolatoria. Allora DFW mi si ripresenta alla bocca dello stomaco e mi occorre una certa dose di coraggio per varcare la soglia del "ristorante" McDonald's senza pensare all'esercito di attori non professionisti, invecchiati ed appesantiti, della grande festa di "
Westwards..."
Devo assaggiare il
CBO: è una missione. Prendo il Menù CBO
[hai visto babbo? CBO... CI-BO! ganza la ragazza] a sei e sessanta. Ci stanno dentro le patatine, il temibile
Chicken, Bacon & Onions, e la birra Moretti, servita nel classico, elegante vaso di plastica dal caratteristico odore di polimeri appena tostati.
Mi accoccolo nei recinti da ingrasso ed attacco, mentre tutte le etnie dell'emisfero boreale mi guardano fare le foto e prendere appunti. Ecco le classiche, familiari patatine fritte della emme gialla, con il classico, familiare sapore sempre uguale dagli Appennini alle Ande: sottili, mollacciose, salate. Sotto la superficie il consueto, familiare gusto della patata McDonald's: inattingibile.
Attacco il mostro: il panozzo - il solito polmone morbido e dolciastro - è freddo sulla superficie e umidiccio di vapore di condensa al piano inferiore. Incuriosisce la graniglia cristallizzata intarsiata sulla faccia superiore: semi di sesamo e bacon (?). La cotoletta è rovente, come sanno essere roventi le pietanze passate esageratamente al microonde: unico sapore pervenuto quello di pollo panato, non ostante la bollenza. Assenti - od obliterati - sia la famosa cipolla croccante che il bacon. La tradizionale, consueta pallida lattuga vizza non fallisce il tradizionale obiettivo dell'assoluta insipiscenza. Finisce presto, lasciando tra le fauci il classico, consueto retrogusto di carbonella su cui si è dimenticata la sportina di plastica della spesa.
In fondo non male, per sei-e-sessanta: tutto sommato costa meno del coperto di alcuni ristoranti bi-tri nostalgici dei bei tempi prima della crisi. E il parcheggio è gratis.