Ponte a Mare è il caseificio della famiglia Paolo in quel casertano che avrebbe dovuto essere. Lì, adagiato sulla riva d'asfalto della Domitiana, la strada disegnata per illustrarne le ricchezze poi derubate, per attraversare un territorio storicamente fortunato poi sistematicamente violentato.
Porcellana bianca, una lucida forma imperfetta nella trasparenza della busta. Le mozzarelle di bufala sono un po' tutte così. Poi con le dita immerse in quella neve sciolta ne sollevi una dalla busta adagiandola in un piatto che avrai cura di scegliere con un qualche bordo. Ora per capire non serviranno mani, luce o naso. Solo la lama del coltello in quell'attimo rivelatore quando, incidendo la pelle sottile da non poter essere misurata, vince la elastica resistenza imbiancandosi di latte . E' lì, precisamente in quell'istante che si comprende la bontà di una mozzarella.
Al primo assaggio una sapidità che già comprendi ma senza aggredire. Poi, verso il centro -specie nei formati di peso- un incedere verso una dolcezza tipica di altre latitudini come nascosta negli alveoli che continueranno ad aprirsi come una spugna al sole. Latte selezionatissimo che ritroverai ad allagare il piatto fosse anche dopo un piccolo assaggio, pasta tenace da bocconi grandi per comprenderne i pieni ed i vuoti.
Da mangiare assoluta, preferibilmente nei grandi formati della metà del chilo ed oltre, dove comprendere appieno le sfumature della mediazione tra le due geografie regionali prevalenti.
Tredici euro a chilo fin sotto casa in quarantotto ore ed in tutti i formati immaginabili lisci ed intrecciati solo aprendo con un click la pagina luminosa. Centesimi in meno dal rivenditore sulla collina di Napoli o scegliendo di allungarsi sino a Castelvolturno, tendere la mano al bancone e prendere a morsi la felicità.