Quella della Torta Barozzi è una ricetta inimitabile e, per certi versi, anche comprensibilmente misteriosa. Un prodotto dolciario che è stato oggetto di numerose imitazioni, ma che non hanno ottenuto un risultato abbastanza fedele. Un fatto di giuste proporzioni, di indovinate combinazioni tra ingredienti, che difficilmente fanno anche solo assomigliare questi surrogati all'originale, attualmente tutelato da marchio registrato.
Nota agli inizi del '800 con l'appellativo di torta nera quando fu inventata dal pasticcere Eugenio Gollini (la cui famiglia gestisce tutt'oggi il locale dove viene preparata e venduta), essa assunse l'attuale nome nel 1907 in occasione del quarto centenario della nascita di un suo concittadino, l'architetto Jacopo Barozzi, o Il Vignola.
È uno squisito dolce artigianale che richiede alcuni piccoli riti. Bisogna infatti tagliarlo capovolto - con la stagnola rivolta verso l'alto - e preferibilmente con un coltello dentellato. Sollevando l'incarto argentato si viene investiti da marcati effluvi di cacao, caffè e mandorle. Si scopre così una superficie soffice, un cuore nero, fragile, umido ma non troppo, e una parte inferiore leggermente croccante. Il gusto è una cavalcata tra sapori intensi, persistenti e caratterizzati da cioccolato e note tostate.
Non deve essere conservato in frigo, ma a temperatura ambiente e lontano da fonti di umidità, in questo modo si manterrà per circa quaranta giorni. Viene prodotto in tre formati: 700 - 900 - 1200 g. Prezzo a partire da 26 euro.
[N.d.R.] La Barozzi è fatta con la margarina, e questo potrebbe far storcere il naso a qualche purista. Nemmeno qui la si ama: ma semel in anno licet insanire. Conviene assaggiarla, prima.