Ma come ha fatto a sfuggirci un negozio simile? E per giunta a Cinisello Balsamo (Milano), non proprio una capitale gastronomica malgrado la presenza di un eccellente ristorante di pesce (La Cambusa, per i curiosi), e quindi dove un indirizzo d'eccellenza spiccherebbe ancor più. Ma forse è una scelta.
Stefano e Monica non hanno mai messo il marketing avant tout, come hanno fatto viceversa realtà reclamizzate ma spesso molto meno valide di quella costruita da loro in un quarto di secolo. La Baitella, così si chiama il loro spazietto. Un negozio di formaggi che trabocca di bontà. Stefano e Monica sono marito e moglie, e l'apertura dell'emporio tanto desiderato è coincisa, mese più mese meno, con la data del loro matrimonio: 1987. E da allora, i mega gastronomi non li hanno mai notati?
Incomprensibile. O forse no, considerando come spesso un buon ufficio stampa consenta di dirottare gli occhi altrove. Stefano e Monica l'ufficio stampa non ce l'hanno. La loro stampa, sono i formaggi che cercano e offrono. Stefano in negozio non lo vedrete quasi mai. Viene a dare una mano solo al sabato, quando arriva una piccola folla. Nel resto della settimana, è in macchina, in giro per l'Italia, a cercare caseifici, scoprire alpeggi, parlare con casari. Tutto per fornire chicche di bontà agli abitanti della ricca (ma lo sarà ancora?) provincia di Milano.
Il negozio, l'abbiamo detto, non è grande, anche se Stefano ha intenzione di buttare giù due muri e di aprire un ristorantino tutto dedicato al formaggio, alla maniera francese. Nel bancone, un assortimento di preziosità che logicamente d'inverno si moltiplica, ma che già adesso fa trasecolare. Il Piemonte è la terra del desiderio dei due coniugi. L'offerta di prodotti piemontesi lascia con l'acquolina in bocca. C'è la Beola del Vercellese, la robiola di Roccaverano di pura capra a latte crudo (un ritorno all'antico, quantomai apprezzato), la formaggella di pecora frabosana. Citiamo, molto contenti per l'assaggio, anche i caprini e i formaggi a crosta fiorita dell'azienda PaJe, della Valsangone: tutti prodotti moderni, ma caseificati seguendo la tradizione piemontese, dunque formaggette in stile langhetto (sia di mucca che a latte misto, anzi a tre latti) e piccole tume, con la “u”.
Non è solo Piemonte: qui troverete lo storico Strachitunt di Adriano Locatelli, che nasce sugli altipiani che sovrastano la Val Taleggio. Poi, il Parmigiano Reggiano, più Reggiano che Parmigiano in questo caso, e proveniente dalla montagna. E i formaggi del Sud. A Cinisello, la comunità di immigrati, saliti a lavorare alla Falck o alla Breda di Sesto San Giovanni, è quantomai rimarchevole. Dunque non stupisca il rinvenimento di paste filate da primo premio, come il caciocavallo Di Nucci, o il Provolone del Monaco di Barbara Albano, la cui famiglia è attiva sui monti Lattari da oltre un secolo (La Verde Fattoria, do you remember?). Poi, alcune rarità, come il pecorino di Picinisco, o la formaggella di latte di capra girgentana.
Lì attorno, tutta una gran copia di “accessori” del gusto: pasta di Vicidomini, sottoli di pregio, vini scelti con cura. Non mancate la deviazione.