Quella di oggi è una storia gaudiosa. La storia di un norcino brianzolo che ha voluto provare a fare il prosciutto crudo in una terra dove la tradizione non l'ha mai previsto. E' il 1945, la guerra è appena finita. Siamo a Oggiono (Lecco), paese quasi al confine settentrionale della Brianza. Luigi Spreafico già da anni è dedito alla macellazione e alla piccola produzione di salumi. Capisce che per venir fuori dalla depressione postbellica occorre puntare su un'idea originale. E dunque: perché non provare a fare il prosciutto crudo a Oggiono? Sfida interessante. In Brianza non si sono mai fatti prosciutti crudi. In epoca più moderna, da queste parti c'è stato un florilegio di prosciutto sì, ma cotto. E comunque, in Brianza maiale, da sempre, vuol dire salame, e basta.
Ciò non toglie che Luigi, con sua moglie Angela, volle provarci comunque. Intitolò il suo piccolo prosciuttificio a una gloria locale, l'artista Marco d'Oggiono. All'inizio, le cose furono difficili, ma la storia finì col dargli ragione. Oggi il Marco d'Oggiono è un piccolo salumificio fiorente, che produce come si deve ma non ha intenzione di ingrandirsi troppo. Alle redini ci sono Dionigi, Agnese e Giulia detta Ulla, i tre figli del Gigi, tre ragazzotti di cinquant'anni che hanno una vitalità da adolescenti.
Il prosciutto crudo lo fanno seguendo l'imperativo morale che si sono dati: niente conservanti, neanche l'E252. Come dire, la stessa direttiva che sostanzia il prosciutto di Parma. Non cercate in questo prosciutto la sapidità di un iberico o di un toscano. Dionigi e famiglia lo chiamano semplicemente Prosciutto Crudo Dolce Marco d'Oggiono: hanno voluto fare un prosciutto dolce, molto dolce, carezzevole. E dopo anni di sperimentazione ci sono riusciti. A breve verrà inaugurata anche una linea di prosciutti di cosce ottenuti da suini alimentati con criteri biologici, se vi interessa.
Pure intrigante è il resto della proposta. La pancetta tesa segue anch'essa la linea del no conservanti, ed è gustosa e ruspante. In onore della grande tradizione del salame brianzolo, ecco poi il Salame di pura coscia e il Salame Osteria, quest'ultimo arricchito con una robusta concia di vino rosso.
Molto buona è poi la bresaola, di pura razza chianina certificata, prodotta in quantità confidenziali e assai gustosa, tanto da non richiedere alcun condimento. Il Carpaccio Celtico è invece una sorta di risposta alla carne salada trentina, con tanto di affumicatura al legno di faggio. Per finire, la Collinetta è una pancetta cotta, molto delicata. Lo spaccio aziendale consente opportuni approvvigionamenti. Vi consigliamo di farci un giro.