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Al centro del vertice internazionale sui sistemi alimentari ci sarà quello che mangiamo. L'obiettivo dell'incontro è trovare un modo di produrre del cibo meno inquinante.
Dopo il Pre-Summit tenutosi a Roma nel luglio scorso – di cui vi abbiamo parlato in “È in corso a Roma il Pre Summit della FAO sui Sistemi alimentari. Ecco di cosa si tratta” – i vertici dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per il Cibo e l’Agricoltura torneranno a incontrarsi con esponenti di tutti i tasselli delle filiere per discutere ancora di sistemi alimentari. L’incontro si terrà a New York il 23 settembre prossimo e si preannuncia molto ricco.
Questa volta si tratta del vero e proprio vertice, dopo l’incontro preparatorio di Roma – in cui sono state gettate le basi per i lavori successivi – ma l’obiettivo è lo stesso: trovare il modo, assieme, di produrre più cibo generando meno emissioni nocive, a cui il comparto alimentare è uno dei maggiori contributori, contando per oltre un terzo delle emissioni totali provenienti dalle attività umane secondo i calcoli della FAO stessa.
Basterebbe questo dato a evidenziare l’urgenza con cui bisogna affrontare il problema, ma se si aggiungono l’aumento demografico – con una popolazione mondiale che a breve raggiungerà i 9 miliardi di persone da sfamare, possibilmente nel modo più sano ed equilibrato possibile – e la pandemia attuale che ha fatto crescere drammaticamente la fame nel mondo, si vede bene come il comparto della produzione di cibo abbia un ruolo centrale per il futuro del Pianeta e dei suoi abitanti. La buona notizia è che, proprio per questa sua importanza, può avere un ruolo anche nella sua risoluzione. Ma deve cambiare, radicalmente e subito.
Il Summit di New York dovrebbe occuparsi proprio di questo, gettando le basi – si spera solide – per un netto cambio di direzione. Ma già non mancano le critiche, emerse anche a Roma a luglio, relative soprattutto alla presenza di primo piano riservata a quelle stesse multinazionali complici della crisi ambientale di cui ci troviamo. Il sistema, sostengono i critici, va cambiato radicalmente, non modificato a livello superficiale. Infatti, come già ha spiegato Agnes Kalibata – scienziata agraria ruandese e presidentessa dell’Alleanza per una rivoluzione verde in Africa, ora inviata speciale dell’ONU – i protagonisti dovranno essere i piccoli coltivatori e i piccoli distributori: è a loro che bisogna restituire il ruolo che meritano.
Proprio secondo la FAO, sono molteplici gli aspetti del sistema alimentare che contribuiscono alla crisi climatica: le fasi della produzione dei prodotti alimentari, compreso, in particolare, l’impiego di fertilizzanti e pesticidi, sono quelle che contribuiscono maggiormente alle emissioni complessive dei sistemi alimentari (39% del totale), seguite immediatamente dall’utilizzo del suolo (38%), e, a una breve distanza, dalla distribuzione (29%); un dato, quest’ultimo, in crescita. Gli imballaggi, infine, contribuiscono per circa il 5% alle emissioni globali generate dai sistemi alimentari. Naturalmente l’inquinamento legato al cibo cambia notevolmente da prodotto a prodotto, come già sapete se avete letto il nostro articolo “Quello che mangiamo è quello che inquiniamo”; ad esempio, secondo alcune stime, l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi è pari, se non superiore, a quello del sistema dei trasporti; a questo si aggiungono i rischi connessi alla salute e all’igiene e, quindi, la possibilità che si scatenino ulteriori pandemie da zoonosi, cioè patologie che passano dagli animali all’uomo attraverso il famigerato “salto di specie”.
Dalla riduzione dell’inquinamento e del consumo di suolo alla lotta allo spreco alimentare – anche questo un tema drammatico che abbiamo affrontato sul Cucchiaio in “Con tre milioni di tonnellate di cibo sprecato all’anno stiamo distruggendo il Pianeta” – passando per la difesa della biodiversità, la carne al fuoco (è proprio il caso di dirlo) è molta e a New York la FAO ha il dovere di far germogliare i semi piantati a Roma a luglio. Noi del Cucchiaio ovviamente vi racconteremo come va il Summit e continueremo ad approfondire le connessioni tra la tavola e la sostenibilità.
Credit immagine di apertura: sito web Fao.org
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