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Del Colle, che dal 1996 produce legumi, cereali, zuppe, farine e riso, ha iniziato a usare un metodo innovativo per lo stoccaggio delle materie prime. Che garantisce qualità e minore inquinamento
Che cosa sono le granaglie? È una parola derivata dal termine “grano”, che include i principali cereali che coltiviamo, come avena, farro, frumento, mais, miglio, orzo, riso e così via. Comprende gran parte delle materie prime di cui tanto si parla in questi giorni, quelle il cui costo sta aumentando tanto. Quelle da cui ricaviamo molto del cibo che mangiamo.
Ed è importante, ancora di più proprio in questo periodo, non solo produrle in maniera efficiente e sostenibile ma pure conservarle in maniera efficiente e sostenibile, in entrambi i casi anche per ridurre al minimo gli sprechi. Per fare fruttare al massimo le granaglie che si hanno a disposizione, poche o tante che siano.
Qui ci occupiamo del secondo aspetto, quello della conservazione, raccontando di un progetto italiano guidato dal Crisba, il centro ricerche dell’istituto Leopoldo II di Lorena di Grosseto, che ha visto il coinvolgimento di varie università italiane e viene usato dalla toscana Del Colle, che dal 1996 produce legumi, cereali, zuppe, farine, semi e riso.
Si dirà: ma a che serviva un nuovo metodo di conservazione? Non vanno bene quelli usati sin qui? Semino, raccolgo, metto tutto nei silos, chiudo bene e sono a posto. Non proprio: “Dopo la raccolta, le granaglie sono soggette a perdita di qualità, soprattutto a causa dall’attacco di funghi e di insetti infestanti - ci hanno spiegato dall’azienda - Queste preoccupazioni hanno spinto a cercare soluzioni alternative, fra cui la conservazione ad atmosfera controllata con anidride carbonica, che stiamo usando al momento, oppure con l’azoto, che sostituiscono l’ossigeno nei silos e contrastano lo sviluppo di organismi dannosi per i prodotti”.
La conservazione con CO2 funziona così: “Le derrate alimentari vengono messe in sacchi termosaldati di alluminio, in cui l’anidride carbonica sostituisce l’ossigeno e porta all’eliminazione di eventuali insetti. La materia prima viene tenuta così per almeno 15 giorni, sino a quando è idonea per entrare nel processo di pulizia, lavorazione e confezionamento”.
Il passaggio all’azoto è un passo ulteriore in direzione della sostenibilità, perché qui lo scopo è duplice: conservare meglio le materie prime e anche inquinare meno, come ci ha spiegato il professor Lorenzo Moncini, responsabile delle attività di sperimentazione del Crisba: “Il nostro metodo di stoccaggio (che per praticità qui chiameremo metodo Crisba, ndr) è basato sull’utilizzo dell’azoto, un gas inerte e sicuro e presente nell’aria, che non lascia residui e anche è migliore dell’anidride carbonica, perché non è un gas serra”. Ancora: “Viene estratto sul posto dall’aria, tramite un processo fisico di permeazione selettiva, per poi essere immesso nei silos a tenuta stagna, dove rimane in leggera sovrappressione. Tutto il sistema lavora in automatico e può essere monitorato e controllato da remoto”.
Come si capisce, questo dovrebbe permettere di avere legumi e cereali che mantengono nel tempo la loro qualità, ma perché abbiamo scritto che è utile anche per inquinare meno? Soprattutto per 3 motivi, come ci ha chiarito ancora Moncini:
- perché evita l’uso di sostanze fumiganti per il contrasto di funghi e insetti infestanti;
- perché impiega un gas che non genera effetto serra;
- perché l’azoto viene ricavato direttamente sul posto.
Secondo Moncini è soprattutto quest’ultimo, l’aspetto della tecnologia testata dal Crisba (che nel 2017 è stata presentata come esempio di buona pratica agronomica al G7 Agricoltura di Bergamo) a meritare un approfondimento: “Altri metodi utilizzano gas diversi, o anche lo stesso azoto, ma a partire da serbatoi, bombole che vengono trasportate su gomma e poi periodicamente rimpiazzate o ricaricate - ci ha detto - Invece, il metodo che stiamo sperimentando anche con Del Colle genera l’azoto direttamente sul posto, separandolo dall’aria circostante ed evitando il trasporto su gomma del gas”. E l’inquinamento che ne conseguirebbe, dunque.
Ma allora è solo una sperimentazione? Sì, però no: “I test su questo metodo sono iniziati nel 2016, prima in laboratorio e da circa un anno pure su scala reale, anche grazie al contributo di Fondazione Cr Firenze - ci ha spiegato Moncini - Le sperimentazioni hanno permesso di dimostrare che un’atmosfera con il 98,5% di azoto è efficace nel contrasto di funghi patogeni produttori di micotossine, uccide in pochi giorni gli insetti infestanti e preserva le qualità nutrizionali della derrata stoccata”. Dall’azienda ci hanno raccontato che i test “inizialmente hanno interessato i cereali e ora si stanno estendendo anche ai legumi” e che “lo stoccaggio in atmosfera di azoto dei nostri ceci, sui quali è stata condotta una sperimentazione di un anno, ha confermato le evidenze positive raccolte sui cereali”.
Del Colle, che fattura 6 milioni di euro l’anno e dà lavoro a una trentina di persone, fra dipendenti e collaboratori, usa il metodo Crisba solo per una quantità ridotta di prodotti, che presto verrà ampliata. E nella nostra chiacchierata ha voluto precisare che “i costi non ricadranno sull’aumento dei prezzi al dettaglio, perché cerchiamo di sostenere questi progetti di ricerca con la finanza agevolata o altre misure di sostegno”. Qui la questione economica sembra dunque del tutto marginale, dal punto di vista di noi consumatori ma pure dal punto di vista dei produttori: “La finalità di questa ricerca non risiede nel contenimento dei costi, ma è un ulteriore passo in direzione della sostenibilità”, ci ha risposto Elisa Fiorito, responsabile marketing di Del Colle, quando le abbiamo chiesto se questa cosa poteva in qualche modo aiutare nel contenimento dei rincari legati agli aumenti del costo delle materie prime. Aggiungendo che “il nostro impegno nella ricerca di sostanze naturali per consentire alle piante di crescere al meglio, si è poi allargato alla ricerca di metodi di conservazione della materia prima con tecnologie più sostenibili e che non alterino le proprietà nutraceutiche e organolettiche, aspetti cui da sempre riserviamo un’attenzione altissima”.
Attenzione che, come abbiamo già visto accadere in altri casi di marchi cui sta a cuore la sostenibilità (come Felicetti e Girolomoni, parlando di pasta), sarà comunicata anche attraverso le confezioni: “Ci teniamo a far apprezzare al consumatore finale tutto quello che c’è dietro un pacchetto di legumi e cereali, anche in maniera interattiva - ci ha anticipato Fiorito - Le nostre nuove confezioni avranno un Qr Code che darà accesso a contenuti virtuali che permetteranno di conoscerne la storia, di sapere di più sulla materia prima, vedere le aree di coltivazione, conoscere gli aspetti nutrizionali e magari farsi ispirare dalle videoricette del nostro chef”. E anche imparare qualcosa di più su come si usa l’azoto, ché chi l’avrebbe mai detto che un giorno l’avremmo usato per conservare le granaglie?
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