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Cosa si intende per alimentazione flexitariana e quali sono le origini di questo termine.
Chi segue un regime alimentare prevalentemente vegetale, ma concedendosi anche alcuni cibi di derivazione animale; più raro, flessitariano. Blatner, 2009.
Il termine, di uso molto comune anche in Italia soprattutto a partire dal 2017, ha iniziato a diventare popolare fra 2010 e 2012, cioè nei primi anni successivi alla pubblicazione del libro “The Flexitarian Diet: The Mostly Vegetarian Way to Lose Weight, Be Healthier, Prevent Disease, and Add Years to Your Life” della dietologa americana Dawn Jackson Blatner, cui è generalmente attribuita l’origine della parola o almeno il merito della sua diffusione. L’alimentazione flexitariana fa parte della più ampia famiglia delle diete semivegetariane e nello specifico pone molta attenzione sia ai cibi vegetali sia alla loro provenienza e stagionalità: si mangia cibo plant based e anche si mangia il cibo plant based del territorio in cui ci si trova; la parte non-veg della dieta può riguardare un determinato pasto della giornata oppure uno o due giorni di una settimana, cercando comunque di non superare il 20% del cibo consumato complessivamente.
La grande diffusione di questo regime alimentare, e dunque del termine che lo descrive, si poggia principalmente su due pilastri: una maggiore e costantemente crescente sensibilità verso le tematiche ambientali, che ha portato un’aumentata consapevolezza dell’impatto sul clima della produzione di cibo derivato dagli animali (e dunque al desiderio di ridurne l’uso); il tentativo di emulare il sempre più ampio numero di personaggi famosi che dicono di seguirlo. Fra gli altri, sono flexitariani l’attrice americana Meghan Markle, moglie del principe Harry d’Inghilterra, il rapper Snopp Dogg e le cantanti Beyoncé e Katy Perry, l’ex first lady americana Michelle Obama, la tennista Serena Williams e anche lo chef Jamie Oliver.
Già nel 2003, la American Dialect Society, un’associazione fondata a fine Ottocento e impegnata nello studio della lingua inglese in Nord America, aveva votato flexitariano come “parola più utile dell’anno”. L’uso era ancora molto limitato e questa era la scarna definizione: “Un vegetariano che occasionalmente mangia carne”.
Nel 2009, nel libro di Dawn Jackson Blatner, l’autrice si descrive così: “Sono una vegetariana che è sufficientemente flessibile da mangiare ogni tanto un po’ di carne rossa, di pollo, di pesce. Sono una flexitariana”.
Nel 2014 il termine è stato incluso nell’Oxford English Dictionary, come nome comune e come aggettivo.
Nel marzo del 2021, il magazine professionale Today’s Dietitian ha ribadito che a seguire la dieta flexitariana sono “persone che consumano latticini e/o uova e carne meno di una volta alla settimana”, ma anche “quelli che evitano la carne rossa ma mangiano altre carni”.
Dal punto di vista linguistico, flexitariano è quello che si definisce parola macedonia o portmanteau, cioè un neologismo formato dalla fusione di due parole diverse, come lo sono anche stagflazione o scioglievolezza: deriva dall’unione delle parole inglesi flex (flessibile) e vegetarian (vegetariano); secondo l’Accademia della Crusca, è entrato nel 2012 fra i Neologismi della Treccani e nel 2017 nel Dizionario Garzanti.
Le parole dell’Anno 2003, American Dialect Society
Blatner D. J., The Flexitarian Diet (McGraw-Hill, 2009)
Nuove parole del 2014, Oxford English Dictionary
Non mettiamo troppa carne al fuoco: dai vegetariani ai flexitariani, Accademia della Crusca, 2019
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