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Vi spieghiamo cosa significa ungardening, un termine che non ha un corrispettivo in italiano, e che promuove un giardinaggio ecologico, vantaggioso per tutti, esseri umani, piante e animali.
Una forma di “giardinaggio ecologico” che attraverso il ripopolamento di piante autoctone e l’impiego di concimi naturali mira a ricostruire e salvaguardare l’ecosistema.
L’ungardening nasce negli Stati Uniti per promuovere un giardinaggio ecologico per tutti, per noi ma soprattutto per le piante e gli insetti, le farfalle, le api, gli scoiattoli, le rane e così via. Un verde spontaneo, dove spontaneo non significa ‘incolto’. Non tutto il verde è ecologico, sottolinea chi lo pratica, soprattutto se per mantenerlo rigoglioso si usano pesticidi, anticrittogamici o qualunque sostanza chimica che aiuta le piante a difendersi dagli organismi che sopravvivono a loro spese.
L’ungardening si fonda sulla coltivazione di piante autoctone, native, di quelle piante che costituiscono la flora naturale di un territorio. Importante inoltre utilizzare fertilizzanti naturali e creare un ambiente il più possibile ospitale per flora e fauna. È una forma di giardinaggio che si può praticare a prescindere dalle dimensioni del terreno che ognuno di noi ha a disposizione, che sia un giardino o un vaso sul balcone. Ogni espressione dell’ungardening è un contributo alla ricostruzione e alla salvaguardia dell’ecosistema, nel tentativo di invertire il declino ecologico in corso.
Non si tratta di un fenomeno recente, Sara Stein, insieme al marito, può essere considerata una delle più importanti precorritrici dell’ungardening. Negli anni 80 lo sperimentò nella sua fattoria a Pound Ridge, New York, per recuperare sei acri di terreno resi sterili dalle coltivazioni ‘tradizionali’. La Stein pubblicò "Noah's Garden: Restoring the Ecology of Our Own Backyards" (Houghton Mifflin, 1993), il libro, come scrisse il New York Times in occasione della morte della donna, “attirò l’attenzione di giardinieri e proprietari di case, in tutto il paese fino a diventare una vera e propria Bibbia per un movimento paesaggistico ambientalista che stava crescendo”.
“Fare del giardinaggio ecologico è molto importante” dichiara Jenny Steel al The Guardian, la wildlife gardening specialist continua: “usando pesticidi e spray rimuovi una preziosa fonte di cibo, soprattutto per gli uccelli che si nutrono di piccoli invertebrati”. La biologa inglese dà una serie di suggerimenti pratici: come usare la birra per richiamare e aiutare le lumache oppure come creare un piccolo stagno che permetta agli uccelli di lavarsi e abbeverarsi e che aiuterà anche le libellule, oppure le rane. Insomma, si capisce come l’ungardening non abbia nulla a che fare con lo stile Urban Jungle tanto diffuso negli ultimi tempi nei nostri appartamenti, soprattutto dopo la Pandemia. L’ungardening richiede una devozione che va oltre il ricordarsi di annaffiare ed esprime una convivenza generosa e pacifica.
Ungardening non è traducibile con un termine italiano e non va utilizzato come sinonimo di Rewilding, per cui rimandiamo a un importante contributo ”My manifesto for rewilding the world" di George Monbiot.
"https://www.nytimes.com/2005/03/09/garden/sara-stein-garden-advocate-for-the-use-of-native-plants-dies-at-69.html
https://www.theguardian.com/news/shortcuts/2019/aug/05/garden-wildlife-haven-rewilding-ungardening-pond
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