Dobbiamo sempre affidarci all’etichetta per capire da dove arriva un cibo che stiamo per comprare e se è di qualità, ma con il pesce possiamo fare anche altro.... Leggi tutto
Dagli arresti di Jane Fonda all’associazione di Ellen DeGeneres per difendere gli animali selvaggi, all’impegno economico di Leonardo DiCaprio, che risale addirittura agli anni ‘80
Ci sono quelli che seguono la dieta vegana e non mangiano cibo di derivazione animale, come Joaquin Phoenix e Rooney Mara, quelle che per la causa ecologista si sono fatte arrestare talmente tante volte che nemmeno le ricordiamo più o che vogliono diventare apicoltrici e quelli che usano parte del loro ampio patrimonio per creare o sostenere fondazioni che lottano per la difesa della Terra.
Sono tantissime le celebrità impegnate contro il climate change e i suoi effetti devastanti, sono sempre di più e sono presenti soprattutto a Hollywood, sono fra le attrici e gli attori più noti del cinema americano. Si dirà: lo fanno per mettersi in mostra, perché è di tendenza, perché è cool. Può darsi che sia così, può darsi che lo facciano anche per quello. Oppure lo fanno perché la situazione è talmente grave (come in effetti è) che se ne preoccupano pure queste persone che potrebbero non preoccuparsi di nulla, ricche e potenti e famose come sono.
Visto che parte del loro impegno si concretizza anche a tavola, perché la produzione di cibo è fra le attività più inquinanti come vi abbiamo raccontato usando i numeri, abbiamo deciso di parlarvi di 13 di loro.
Lei per prima perché con una carriera come la sua, non può che stare per prima. E anche per tutte le volte in cui si è fatta arrestare per difendere il clima: a 83 anni e con 2 Oscar vinti, Jane Fonda si è unita nel 2019 a Greenpeace e ha dato vita ai Fire Drill Fridays (in inglese, “fire drill” è l’esercitazione antincendio), organizzando ogni settimana un venerdì di protesta davanti al Campidoglio di Washington e allargandosi poi alla California con la Last Chance Alliance. Le manifestazioni, che si sono interrotte a causa del coronavirus, hanno visto spesso la partecipazione di altre star di Hollywood, come Joaquin Phoenix e Ted Danson, e sono finite spesso con lei in manette.
In un editoriale pubblicato l’anno scorso su People, Jane Fonda ha scritto fra l’altro che “questa pandemia sta causando terribili sofferenze, ma è anche importante per farci capire l'altra pandemia che ci sta di fronte, la crisi climatica: il coronavirus ci ha insegnato quanto sia pericoloso il negazionismo e quanto sia importante essere preparati e affidarsi alla scienza”.
Non ci fosse stata Jane Fonda, sarebbe stato da mettere per primo, soprattutto per l’impegno, costante, prolungato nel tempo e anche economicamente rilevante: sui social network, dove ha milioni di follower, si definisce “attore e ambientalista”, su Twitter ha invitato le persone a mangiare la non-carne di Beyond Meat (di cui è anche investitore) e l’unico link presente sul suo profilo Instagram porta a una pagina dell’Onu dedicata al cambiamento climatico. Insomma, è decisamente uno che si dà da fare.
La Fondazione DiCaprio è nata nell’ormai lontano 1998 per “riunire le menti migliori per trovare una risposta urgente alla crisi climatica e alla perdita di biodiversità che minaccia la vita sulla Terra” e negli anni ha donato decine di milioni di euro a organizzazioni impegnate nella tutela degli oceani, delle foreste, delle popolazioni indigene e così via. Ancora: ha prodotto film e documentari sul tema, come Cowspiracy (il “gemello” di Seaspiracy, di cui abbiamo scritto), ha tenuto conferenze, è stato fra i portavoce delle Nazioni unite per quanto riguarda il clima e nel consiglio di amministrazione del Wwf e poi… guida una Prius ibrida.
Da Twitter l’invito di DiCaprio a mangiare vegetale
Every single person can help the planet and reduce climate change with one small choice every week. Join me and @BeyondMeat in our mission to rethink the future of food. #BeyondMeatPartner pic.twitter.com/Fgt1qSkIbm
— Leonardo DiCaprio (@LeoDiCaprio) March 4, 2021Un altro dei “grandi vecchi” di Hollywood che da tempo è impegnato in difesa del pianeta. Addirittura dagli anni Settanta, visto che nel 1972 è entrato a fare parte del Natural Resources Defense Council, un’associazione no-profit i cui circa 700 componenti, fra avvocati, scienziati e lobbisti, lavorano per la conservazione delle risorse naturali.
Nel concreto, ha chiesto e ottenuto che i terreni di Sundance dove si svolge l’omonimo Festival cinematografico che ha ideato, fossero preservati dalla speculazione edilizia, è riuscito a impedire la costruzione di una centrale a carbone nel sud dello Stato americano dello Utah e ogni tanto si fa arrestare insieme con l’amica Jane Fonda. O almeno lo faceva prima che il distanziamento impedisse la maggior parte delle manifestazioni di protesta.
L’impegno per le cause difficili di una fra le attrici più pagate e di maggiore successo di Hollywood non è una novità: per esempio, è stata a lungo inviata per l’Unhcr, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. Però, ultimamente si parla molto di lei per un’altra cosa, cioè per un video condiviso su Instagram dal National Geographic e che riguarda le api. Circa 60mila api, da cui Angelina Jolie è stata coperta per 18 minuti, ovviamente senza essere mai punta (perché le api non hanno alcun interesse a pungere le persone, come vi abbiamo spiegato parlando delle “nostre”).
Perché l’ha fatto? L’ha fatto per sensibilizzare sul rischio di estinzione di questi insetti importantissimi (anche per quello che mangiamo, come ci ha raccontato di recente il Wwf), l’ha fatto per annunciare che lavorerà con l’Unesco all’iniziativa Women for Bees, che costruirà nel mondo 2500 alveari che entro il 2025 ospiteranno 125 milioni di api, anche formando e sostenendo 50 donne che diventeranno apicoltrici. L’ha fatto perché vuole provare a diventare lei stessa un’apicoltrice, e non l’ha detto solo perché l’altro giorno era la Giornata mondiale delle Api.
Angelina Jolie coperta di api
Indimenticabile protagonista di “Una sirena a Manhattan”, film del 1984 in cui recitava accanto a Tom Hanks, è un’altra che ha l’arresto facile. Nel senso che tende a farsi ammanettare durante le proteste contro inquinamento e surriscaldamento globale, ma non se la prende: “Di solito finisce con io che mi faccio foto ricordo con lo sceriffo e gli agenti dopo essere stata un po’ in cella”, raccontò sorridendo al Guardian nel 2015.
Vegetariana da quando ha 11 anni e oggi vegana, appunto anche perché quello che mangiamo ha davvero un impatto su quello che inquiniamo, Daryl Hannah è stata fra le prime celebrità a farsi modificare la macchina per poterla alimentare a biodiesel e adesso anche lei va in giro in Prius. Perché ovviamente è importante anche quello che guidiamo e come ci spostiamo…
Giovane protagonista di serie e film di grande successo come “Big Little Lies” e “Divergent”, negli anni si è mostrata particolarmente sensibile e attenta alla tutela degli oceani (si è unita a Greenpeace per questo) e anche alla questione della moda sostenibile, un tema che sul Cucchiaio abbiamo affrontato scrivendo dei vestiti creati partendo dagli avanzi del cibo.
Di più: Shailene Woodley produce da sola parte del cibo che mangia (e pure il dentifricio che usa), ha fondato insieme con la madre la no-profit All it Takes per sostenere le sue battaglie e ama ripetere che “veniamo da questo pianeta e torneremo a questo pianeta: abbiamo la responsabilità di lasciarlo alle generazioni future in uno stato che sostenga le loro vite così come ha sostenuto le nostre”. Pure lei è stata arrestata per difendere le sue idee: era l’autunno del 2016 e stava partecipando a una protesta contro la costruzione di un oleodotto nello Stato americano del Nord Dakota.
Famosissima per due serial iconici come “Seinfeld” e “Veep”, è bravissima a fare ridere, ma anche serissima (e impegnatissima) quando si parla di cambiamento climatico e lotta all’inquinamento: Julia Louis-Dreyfus collabora con la Waterkeeper Alliance, che si occupa di difendere le sorgenti di acqua dolce nel mondo, ha ruoli operativi in Heal the Bay, Heal the Ocean e nel Natural Resources Defense Council e nel 2016 ha sostenuto la corsa alla Casa Bianca di Hillary Clinton e il suo impegno per trovare fonti di energia pulita.
Inoltre, la sua villa nell’esclusiva zona di Montecito, in California, è una casa ecosostenibile e a impatto zero, perché “è iniziando localmente, dal tuo cortile, che si riescono a trovare motivazioni e connessioni con questo impegno, che dev’essere globale”.
Coppia nella vita, le attrici Ellen DeGeneres e Portia de Rossi sono unite anche nella difesa dell’ambiente: 3 anni fa, in occasione del suo 60esimo compleanno, la DeGeneres, nota anche per la conduzione del popolare talk show che porta il suo nome, si è “regalata” la nascita di Ellen Fund, un’associazione benefica che raccoglie fondi per la tutela degli animali selvaggi, in particolare dei gorilla del Ruanda. Su questo, la de Rossi ha ricordato l’anno scorso che “non ci rendiamo conto di quanto siano importanti, di quanto la loro esistenza sia fondamentale per preservare la seconda più grande zona verde del pianeta”.
In occasione dell’ultimo Earth Day, cui qui sul Cucchiaio abbiamo dedicato ampio spazio, raccontando quello che possiamo fare per la Terra attraverso il cibo, ha fatto debuttare su Discovery e sulla Bbc il documentario “Endangered” dedicato alle specie a rischio (questo vuol dire, il titolo), da lei prodotto e narrato.
Da youtube ecco una clip di “Endangered”
Fra quelle che più hanno capito quanto sia importante il cibo che mangiamo (e come lo produciamo) nell’ammontare dell’impronta inquinante di ognuno di noi, l’affascinante protagonista di film come “Grindhouse”, “Clerks 2” e “La 25esima ora” ha finanziato nel 2019 la produzione del documentario “The need to grow”, dedicato alla cura del suolo, all’agricoltura e ai modi per renderla più sostenibile ed efficace (di recente, ne abbiamo raccontati alcuni proprio su cucchiaio.it).
Nel film la si sente dire che “al giorno d’oggi non è più possibile pensare che abbiamo a cuore il futuro di questo pianeta e che abbiamo a cuore la sopravvivenza della nostra specie e però non agire”. Nella pratica, il suo “agire” si concretizza anche nel guidare pure lei una Prius (piuttosto vecchia, visto che sarebbe del 2006) e in futuro nel prodursi da sola almeno parte del cibo che consuma.
Il paragone è banale, ma è troppo efficace per non farlo: è verde sul grande schermo (nel senso che interpreta Hulk nei film degli “Avengers”), ma ha pure un animo verde. E non da poco tempo: nel 2010 ha fondato l’associazione Water Defense, nel 2016 ha prestato la voce al documentario “Dear president Obama”, critico nei confronti dell’allora capo della Casa Bianca per il via libera al pratica del fracking (usare violenti getti d’acqua per spaccare le rocce alla ricerca di petrolio), e ha partecipato spesso a manifestazioni di protesta insieme con colleghi come DiCaprio ed Edward Norton.
Un esempio della battaglia di Mark Ruffalo in difesa di fiumi e sorgenti è nel bel film “Cattive acque” (2019, in streaming anche su Sky), in cui interpreta un avvocato che lotta contro una multinazionale per impedirle di nascondere l’inquinamento provocato al fiume Ohio da una delle sue fabbriche.
“Cosa c’è di più importante del cibo e dell’aria pulita?”, si legge sulla sua pagina sul sito dell’Onu, di cui è ambasciatore per quanto riguarda l’Ambiente. Noto per il ruolo di War Machine nei film e nelle serie dedicate agli “Avengers”, ma protagonista di molte altre pellicole di successo, Don Cheadle sostiene insieme con il collega Ruffalo l’associazione Solutions Project, che lavora per aiutare i leader delle comunità afroamericane nel mondo a trovare fonti di energia pulita per le persone che rappresentano.
Secondo l’attore, anche il mondo del cinema può aiutare, anche in modi inaspettati: “Si potrebbe dire che tutta la trama di Infinity War ruota in qualche modo proprio intorno a questi argomenti”, aveva dichiarato a Variety in occasione dell’uscita del film, anche compiaciuto del fatto che “di questi temi si parla sempre di più sul grande e sul piccolo schermo”. E non potrebbe essere altrimenti, perché “siamo in una situazione di m… e rischiamo di restarci a lungo”.
Figlio d’arte (papà e mamma sono gli attori Will e Jada Pinkett Smith), 23 anni ancora da compiere, ma idee già ben chiare: nel 2015 è stato fra i fondatori di Just Water, creata anche per combattere l’inquinamento da plastica che sta devastando i nostri mari. L’azienda, i cui prodotti sono disponibili negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei, produce contenitori ecosostenibili per bevande e pure le bevande stesse, dall’acqua a un’ampia gamma di succhi bio.
Inoltre, sta raccogliendo fondi per creare un sistema di purificazione dell'acqua che sia insieme più economico e più sostenibile degli attuali e che possa essere utilizzato nelle aree più povere del mondo, e nell’estate del 2019 (l’ultima pre-Covid) è stata molto apprezzata a Los Angeles la sua iniziativa Vegan Food Truck, con cui ha fatto distribuire pasti gratis ai senzatetto della zona di Skid Row. E chi ha visto “Ceil Hotel” su Netflix sa bene quanto ce ne fosse bisogno…
Ultimo ma soltanto perché di lui e delle sue iniziative in difesa della Terra abbiamo scritto ampiamente: lo scorso febbraio, l’attore che intepreta Iron Man (sì, è il terzo Vendicatore in questa lista) ha annunciato l’apertura di 2 fondi di investimento collegati al progetto FootPrint Coalition, nato nel 2019 e dedicato a “ripulire il pianeta” grazie all’uso della tecnologia. Lui li ha annunciati, poi ha aperto il portafogli e secondo Forbes ha messo “buona parte dei 10 milioni di dollari necessari per farli partire”.
Del resto, l’attenzione di Robert Downey Jr al tema è evidente da tempo e si percepisce sia sfogliando il suo profilo su Instagram, dove l’unico link presente nella bio rimanda appunto alla FootPrint Coalition, sia ascoltandolo nelle insolite vesti di presentatore di “The Age of A.I.”, la bellissima serie di YouTube dedicata all’intelligenza artificiale, che può aiutare l’uomo non solo in ambito medico, ma pure nella difesa dell’ambiente. Per esempio salvando gli elefanti africani dai bracconieri (è la puntata numero 7).
Si è formato professionalmente nella redazione di Quattroruote, dove ha lavorato per 10 anni. Nel 2006 è tornato nella sua Genova, è nella redazione Web del Secolo XIX e scrive di alimentazione, tecnologia, mobilità e cultura pop
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