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Due prodotti, mozzarella e formaggio fresco da usare per la pizza e la caprese o da spalmare sul pane, fatti solo con ingredienti vegetali. E in grado di usare a loro vantaggio l’odiato Nutri-Score dell’Unione europea
È made in Italy, è mozzarella, sembra un formaggio ma non è esattamente un formaggio. Nel senso che non è fatta con il latte ma con le mandorle: chi la produce è una startup parmigiana che si chiama Dreamfarm che lo descrive (e lo vende) come Alternativa vegetale alla Mozzarella.
A inizio novembre, i founder di Dreamfarm (Maddalena Zanoni e Mattia Sandei) hanno annunciato di avere ricevuto un investimento da 5 milioni di euro che dovrebbe permettere loro, fra le altre cose, di mettere in piedi uno stabilimento a Sala Baganza, in provincia di Parma, di migliorare la capacità distributiva in Italia e all’estero e anche di dedicarsi meglio a ricerca e sviluppo per fare crescere il catalogo di prodotti. Che è quello che fanno un po’ tutte le startup quando trovano finanziatori disposti a credere in loro.
Per questo, qui la notizia non è tanto che cosa faranno quelli di Dreamfarm con i soldi, quanto chi è che ha deciso di dare loro questi soldi: tra gli investitori, infatti, ci sono anche l’imprenditore Giampaolo Cagnin, che fra l’altro ha già creato Italiana Ingredienti, Hi-Food e Campus, e Francesco Mutti, CEO dell’azienda fondata dalla sua famiglia nel 1899 (qui la nostra intervista con lui).
Sono due che di cibo se ne intendono, e che sono stati convinti dal progetto di Dreamfarm: la startup ha sviluppato un suo processo produttivo (ancora in attesa di brevetto nell’Unione europea) per fare fermentare le mandorle e appunto ricavare così la Alternativa vegetale alla Mozzarella e anche lo Spalmabile vegetale, che è l’altro prodotto che l’azienda ha a catalogo.
Le mandorle sono “coltivate in modo sostenibile” e “sono italiane”, come quelli di Dreamfarm specificano chiaramente sul sito: fanno bene a farlo notare, evidentemente consapevoli dei tanti pregiudizi che circolano sulla coltivazione intensiva dei mandorli, che su Cucchiaio spiegammo tempo fa.
Al termine del procedimento si ottiene un prodotto che (secondo quanto spiegato) si può usare per un’insalata caprese, per essere spalmato sul pane e pure sulla pizza. Tant’è che sul territorio italiano ci sono catene di pizzerie anche parecchio note, che lo usano se i clienti chiedono un’alternativa vegana. O se semplicemente non vogliono consumare alimenti di origine animale.
instagram: la tabella nutrizionale della mozzarella di Dreamfarm
La lista degli ingredienti dei due prodotti è praticamente identica e anche molto corta: pasta di mandorla (le mandorle sono il 25%), fibra vegetale (ricavata dalla plantago ovata, una pianta officinale tipica dell'Asia), sale e batteri lattici vegetali; la non-mozzarella ha in più aromi naturali e l’agar usato come gelificante.
Questa brevità è probabilmente il motivo per cui i prodotti di Dreamfarm possono vantare un riconoscimento che nessuno ha nella concorrenza (fra i formaggi tradizionali, cioè): hanno il bollino verde e la lettera A nel Nutri-Score, la contestata etichetta a semaforo che alcuni Paesi dell’Ue vorrebbero rendere obbligatoria per tutti gli alimenti. La startup è stata insomma brava a ribaltare a suo favore una (possibile) norma che in Italia non è molto gradita ma che per Dreamfarm potrebbe rivelarsi una carta vincente: “La nostra tabella nutrizionale ci è costata 2 anni di ricerca e sviluppo ma a oggi è una delle cose di cui andiamo più fieri!”, hanno scritto pochi giorni fa su Instagram.
Sfogliando i siti che li vendono, si capisce che i due prodotti costano intorno ai 3.80 euro, in entrambi i casi per una confezione da 130 grammi (la non-mozzarella è la più cara fra i due). L’azienda sembra avere obiettivi ambiziosi, secondo quanto riportato dal Sole-24 Ore: “Il 2023 è stato un anno di test e le vendite sono partite solo a maggio, ma il nostro business plan prevede di arrivare a superare i 10 milioni di euro di fatturato annuo entro 3 anni”.
Rivolgendosi non solo a vegani e vegetariani che, come su Cucchiaio abbiamo ricordato più volte, non sono necessariamente il cliente tipo dei formaggi vegetali, che spesso vengono scelti anche da chi semplicemente vuole ridurre la quantità di proteine animali assunte quotidianamente. Si chiamano flexitariani o reducetariani, sono in crescita e possono essere determinanti per spostare gli equilibri nel mercato alimentare.
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