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Impossible Foods ha superato i test e può già servire i suoi burger a base vegetale e gli spaghetti con il ragù di non-carne a bambini e ragazzi, alle elementari e alle medie
È meglio un burger veg o un burger tradizionale? Qual è più buono? Qual è più sano? Non importa, o comunque non è la cosa che importa di più. Quel che importa, come in tanti altri aspetti della nostra vita, è poter scegliere. E scegliere è quello che da poco più di un mese possono fare gli studenti americani, dopo che Impossible Foods ha ottenuto la certificazione Cn (la sigla sta per Child Nutrition) per i suoi prodotti, che dunque ora possono entrare nei menù delle mense scolastiche degli Stati Uniti.
Insieme con Beyond Meat, Impossible è fra le aziende più grandi e importanti del settore della carne a base vegetale, cioè realizzata senza l’uso di animali, e la certificazione Cn le permette di entrare nel Programma K-12, aprendo un mercato significativo dal punto di vista simbolico e pure economico: per fare un paragone con l’Italia, riguarda la fornitura di pasti per le scuole elementari e medie, dove a bambini e ragazzi possono essere serviti i burger plant-based e gli spaghetti con ragù di non-carne. L’azienda ha spiegato che la sperimentazione è già partita in alcune scuole di Palo Alto, Aberdeen, Edmond e Tulsa (cioè in California, Washington e Oklahoma) in vista di un allargamento dell’offerta a partire dall’autunno del 2021, con la ripresa dell’anno scolastico.
Questo per quanto riguarda l’aspetto economico della questione, che è importante perché è evidente che poter entrare in questo settore e magari in futuro poter vendere a decine, centinaia, migliaia di scuole permetterà a Impossible di ampliare davvero tanto le entrate. E però qui c’è un’altra questione, che va oltre quella del profitto: aver ottenuto la certificazione Cn, nonostante tutte le polemiche su questo tipo di alimenti, i dubbi su “ma che cosa c’è dentro?” e su “chissà come li fanno”, è davvero importante e magari servirà a tranquillizzare i più scettici. Anche perché ottenerla non è affatto facile.
Funziona così: l’azienda sottopone i suoi prodotti all’Usda federale (a grandi linee, il nostro ministero dell’Agricoltura), chiedendo che vengano presi in considerazione per poter essere ammessi nel Child Nutrition Program, che a sua volta comprende i programmi per le colazioni e i pranzi serviti nelle scuole. A quel punto inizia la valutazione del dipartimento Cibo e Nutrizione del ministero, che per dare un parere prende in considerazione sia la provenienza delle materie prime sia qual è l’apporto di ogni cibo alla dieta consigliata per bambini e ragazzi nell’età dello sviluppo, sia le procedure di produzione. E poi dà eventualmente il via libera. Che è quello che è successo a Impossible Foods, che ha appunto ottenuto la certificazione Cn ed è stata inserita nella categoria Alternate Protein.
Poi c’è la questione della possibilità di scelta, di cui si diceva all’inizio: poter aver in menù questi prodotti è significativo non solo dal punto di vista del gusto, non solo perché gli studenti possono così scegliere quello che a loro piace di più, ma anche per altre ragioni. Ragioni religiose e ragioni etiche.
Che c’entra la religione? C’entra eccome: chi è di fede ebraica o musulmana spesso fatica a trovare nelle mense scolastiche cibi che siano accettabili e consentiti, che è un problema molto sentito in molte parti del mondo (in Francia se ne parla da anni, per esempio) e lo diventerà sempre di più man mano che la società diventa sempre più multietnica. Che c’entra Impossible Foods in tutto questo? C’entra, perché molti suoi prodotti, essendo privi di carne, hanno ottenuto le certificazioni Kosher e Halal, dunque possono essere consumati da chi è di religione ebraica o musulmana.
Poi c’è la questione etica, quella del rispetto per l’ambiente e pure per gli animali, cui i giovani sono decisamente più sensibili rispetto ai meno giovani. E iniziano a esserlo molto presto, come dimostra il caso celebre dell’attivista svedese Greta Thunberg: “Rendere disponibili i nostri prodotti ovunque le persone consumino la carne, che per i bambini significa spesso le scuole, è la chiave per la nostra mission - ha detto Pat Brown, amministratore delegato e fondatore di Impossible Foods (su Cucchiaio.it lo abbiamo intervistato lo scorso marzo) - Le scuole non solo svolgono un ruolo nel plasmare i modelli alimentari dei bambini, ma svolgono un ruolo importante nel dare informazioni sul cambiamento climatico e sulle sue cause”, dunque “siamo entusiasti di collaborare con i distretti scolastici K-12 in tutto il Paese per rendere più facile l'accesso alla nostra carne a base vegetale”. E visto quanto è significativo l’impatto sull’ambiente della produzione di cibo dagli animali, si capisce quanto possa essere determinante l’arrivo di questi prodotti alternativi sulle tavole dei più giovani. Che così potranno decidere da soli se mangiarli oppure no, se diventare vegani, vegetariani, reducetariani oppure anche no. Potranno scegliere, insomma.
Quanto a “che cosa c’è dentro?” e se sia meglio un burger veg o un burger tradizionale (dal punto di vista nutrizionale, non al palato), sul Cucchiaio d’Argento li abbiamo messi a confronto qui, facendoci aiutare dai numeri.
Immagine di apertura Impossible food
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