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Vogliamo ricordarlo oggi, nella Giornata mondiale della Terra, perché Andrea credeva in una pacifica convivenza tra l’uomo e la natura, e la praticava.
Raccontava delle sue api con un trasporto e un coinvolgimento che non potevano lasciare indifferenti, perché per Andrea Paternoster (dei Mieli Thun) questa cosa delle api non era un fatto da prendere alla leggera. Al termine dei suoi racconti, più spesso conclusi quasi come rappresentazioni teatrali tra scrosci di applausi commossi, sintetizzava il suo modo di vedere le cose: le api sono l’unico caso nel mondo vivente di un organismo che aggiunge qualcosa al creato senza nulla togliere.
E le amava, le sue api: le api nomadi che collocava nei posti più reconditi della nostra bella Italia per isolare e valorizzare le sfumature, le particolarità, le differenze. Per lui la biodiversità era una ragione di vita e non solo uno slogan, e il crescente pericolo di conservazione della specie delle api una vera battaglia. Quando si toccava l’argomento si faceva improvvisamente serio e in poche, esatte parole spiegava perché un altro mondo senza api, semplicemente, non è possibile.
Il suo progetto era denso di rispetto per la natura e i suoi processi, e fitto della consapevolezza di chi sa che la natura non è sottoposta al governo umano: e per questo correva per il mondo, a cercare.
Andrea Paternoster credeva in una pacifica convivenza tra l’uomo e la natura, e la praticava. Ci ha lasciato in una brutta domenica d’aprile, troppo presto, lasciando sgomenti coloro che hanno condiviso tratti del suo viaggio. Noi tra di essi, lo vogliamo ricordare qui.
di Stefano Caffarri
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