Non è molto nota in Italia, nonostante abbia settant’anni di storia, fondata da Gervais Gobillard che nel 1933 decide di diventare vignaiolo indipendente, la
Maison de Champagne Gobillard. Eppure la cantina, ampliata in più fasi, è situata nel cuore della Champagne, a
Hautvillers, a pochi chilometri da Epernay, nel villaggio che ospita la grande Abbaye dove intorno al 1681 il monaco benedettino Dom Pérignon fece nascere le prime “bollicine” di Champagne. Ed è un’azienda, la Maison J.M. Gobillard et fils, condotta da Philippe, Jean-François, e Sandrine Gobillard, ormai diventata una realtà importante: 30 ettari di proprietà, più 125 di contratti fidelizzati con vignerons, che nel 2010 ha raggiunto la considerevole quota di 1 500 000 di bottiglie prodotte di cui 50% destinate all’export.
Una gamma ampia di Champagne assolutamente affidabili, che si affinano il tempo giusto sui lieviti nelle ampie caves: due anni per il Brut Tradition ed il Brut Rosé, tre anni per il Brut Grande Réserve Premier Cru ed il Brut Blanc de Blancs, periodi maggiori per le altre cuvée. Champagne, posso dirlo avendone provati alcuni, assolutamente “gastronomici”, da servire e gustare a tavola, sbizzarrendosi negli abbinamenti. Dobbiamo dunque essere grati alla società
Sebina srl. di Bolgare in provincia di Bergamo per aver acceso i riflettori sugli Champagne di Gobillard decidendo di importarli e distribuirli in Italia.
Buoni,
nella gamma degli Champagne, il Rosé Prestige ed il Brut Blanc de Noirs, ma per stapparlo sul pranzo di Natale o del cenone della vigilia, ho scelto il Brut Privilège des Moines, una particolare cuvée, 70% Chardonnay 30% Pinot Noir
, presentata in elegante cofanetto (in enoteca potrete trovarlo intorno ai 45 euro) “élevée pendant un an sous bois”, affinata cioè un anno in legno con diversi bâtonnages e diversa dalle altre cuvée, affinate in acciaio, della Maison. Non tema però chi come me non ama trovare, soprattutto in una bottiglia di Champagne, presenze fastidiose di legno che vorrebbero, soprattutto in alcuni metodo classico italiani che scimmiottano inesistenti grandezze e complessità, dare impressione di essere importanti e strutturati.
Questa cuvée, un Brut, con 8 grammi di zucchero per litro, affinata lungamente sui lieviti, si propone senza denunciare in alcun modo di essere “
boisée” o tantomeno “
surboisée”, senza nessuna legnosità o i soliti noiosi accenni vanigliati, o di tostatura.
Colore paglierino brillante, perlage sottile e continuo, finissimo, si propone con un bouquet complesso, intenso, variegato, dove accanto ad un’iniziale apertura su toni di burro nocciola, si sprigionano progressivamente note di agrumi, ananas essiccato, fiori bianchi e di glicine, di miele d’acacia e zucchero filato, e ancora sfumature di pera, fichi secchi, mandorla, cedro e pompelmo, a comporre un insieme intrigante.
La bocca è larga, piena, succosa, con un attacco ben secco e preciso, una vinosità ricca ma calibrata, una giusta rotondità, e un’acidità fresca che si fa ben sentire ed equilibra la materia da Champagne ben strutturato, da abbinare a preparazioni di crostacei e di pesci anche salsati, o perché no?, un foie gras.
Un Privilège che non vorrete mica lasciare solo ai monaci? A’ la santé!