Scusandomi per il ritardo con cui lo faccio, colmo un’altra grave lacuna di questa mia rubrica dedicata ai vini rosati (l’unica che esista in Italia, e a dicembre spegnerà la sua prima candelina…), ovvero parlare di un altro dei vitigni che considero tra i più vocati ad esprimere vini in rosa di grande qualità. Sto parlando, e per alcuni questa potrà apparire una sorpresa/provocazione, perché generalmente viene considerata una grande uva da rossi, potenti, colorati e ricchi di frutto, del
Lagrein, una delle cultivar autoctone e identitarie della provincia di Bolzano. Quella “terra di mele e vino” come
Joseph Zoderer, grandissimo scrittore sudtirolese l’ha definita in quel piccolo capolavoro che è la sua
Die Walsche, L’Italiana (se non l’avete già fatto, leggetelo) che io per tanti motivi mi ostino a chiamare, siamo ancora tutto sommato in territorio italiano, Alto Adige e non Süd Tirol. Pur con tutto il rispetto per la cultura locale che è decisamente più tedesca e alpina che italiana in senso stretto.
E’ vero che il Lagrein esprime vini importanti e potenti, vini che gratificano chi chiede ad un rosso di essere ricco di frutta, concentrato, massiccio, importante, succoso, ma io, che l’Alto Adige l'ho frequentato dal lontano 1983, ho sempre pensato sin dal primo assaggio che il meglio di questo vino venisse dai Lagrein Kretzer (nome che deriva dal termine
kretze, che designava un cesto intrecciato che consentiva di setacciare il mosto separandolo dalle vinacce) e non dai Dunkel, come venivano definiti in etichetta alcuni decenni orsono. Tanto convinto di questa vocazione alla vinificazione in bianco e alla produzione di rosati, che ho più volte scritto in diversi articoli, e lo confermo, che considero il Lagrein Kretzer l’abbinamento ideale ad un piatto che letteralmente adoro come il
vitello tonnato.
Il grande successo, verificatosi negli anni Novanta e in avvio di nuovo millennio del Lagrein vinificato in rosso (purtroppo molto spesso iperbarricato e sovra-estratto, con l’effetto di rendere ancora più duri e verdi i tannini che il Lagrein naturalmente possiede) ha rischiato di fare scomparire il Lagrein Kretzer ed il numero delle bottiglie prodotte si è decisamente ridotto. Poi con la “moda” dei rosati degli ultimi anni la produzione in versione Kretzer è decisamente risalita, ma una cantina che non ha mai smesso di produrlo e continua a farlo in maniera esemplare, direi di più, paradigmatica, è la più storica delle cantine bolzanine ed il simbolo in assoluto del Lagrein, ovvero la
Cantina Convento Muri-Gries posta proprio al centro di Bolzano.
La secolare storia dell’Abbazia è perfettamente ricostruita sul sito Internet,
in questa sezione e nelle pagine successive. Per venire a tempi più vicini (si fa per dire) a noi, va ricordato che “nel 1845 si apre un nuovo capitolo nella storia viticola del monastero di Gries. I monaci applicano la tradizione regola benedettina
ora et labora anche nei vigneti conventuali. La cantina di Muri-Gries apre le sue porte all’inizio del 20° secolo. Le prime vendite di vino sfuso attraversano il Brennero e raggiungono i paesi germanofoni. Ha inizio la vendita di vino sfuso: nelle antiche cantine maturano vini pregiati quali il Santa Maddalena ed il Malvasia, il Lagrein Kretzer ed il Pinot Grigio (Ruländer)”.
Oggi la Tenuta del bellissimo Convento comprende circa “30 ettari di superficie viticola, 52 ettari coltivati a frutteto, un maso di montagna a Campitello vicino a San Genesio con 145 ettari di campi e boschi. A ciò si aggiunge l’orticoltura conventuale. Per secoli, il monastero è autarchico per quanto riguarda i prodotti ed alimenti agricoli”. Soltanto a Bolzano, sono 20 gli ettari di superficie viticola riservati alla produzione di Lagrein e uve Schiava (Vernatsch) destinate al Santa Maddalena. Il porfido di Bolzano, i terreni ghiaiosi e soffici dell’area alluvionale del fiume Talvera, situati altitudini tra 260 e 300 metri, offrono i presupposti ideali per lo sviluppo del Lagrein. E di questi venti, 2,7 ettari sono intorno al monastero di Muri-Gries dove nasce il miglior Lagrein dell’Abbazia.
Le uve destinate al Lagrein Kretzer vengono da vigneti posti intorno ai 250 metri di altezza, su terreni alluvionali e sabbiosi esposti a sud. La vinificazione prevede una fermentazione in acciaio di 8 giorni, con il mosto per il 50% pressato in modo tradizionale e vinificato come un bianco e metà sottoposto a salasso (saignée). Il
Kretzer rappresenta solo il 10% della produzione di Lagrein dell’Abbazia, affiancato dai due rossi, il Lagrein Muri-Gries, affinato parte in acciaio e parte in grandi botti botti di legno, ed il Lagrein Abtei Riserva, fermentato e affinato, per 20 mesi, in barrique, ma costituisce ormai un classico nella sua tipologia.
Il Kretzer dell’Abbazia, pur con i suoi 13 gradi (a Bolzano d’estate fa un gran caldo) è il classico rosato che puoi abbinare ad una gamma vastissima di piatti, non solo quelli locali come il
bauernspeck (quello, raro, ottenuto da suini locali e da non quarti provenienti da mezza Europa), il
geröstel o ancora, perfetto quasi come una Schiava, sui canederli, ma anche su salumi di ogni genere, pasta o riso con salsiccia, la pizza (provare per credere). E, come dicevo, il vitello tonnato.
Un rosato adorabile, colore tra il melograno, la fragola ed il cerasuolo scarico, brillante, luminosissimo, naso vivo, polputo, succoso, intenso ma fresco, profumato di ciliegia, piccoli frutti di bosco (ribes e mirtillo soprattutto), con una fresca e minerale e un leggero accenno floreale. E quando attacchi a berlo, bocca viva, succosa, ampia e larga sul palato, il tannino che si fa sentire senza aggredire, una vena di liquirizia nera, e poi ancora frutta, ma senza esagerazioni nella maturazione, con l’acidità a bilanciarla e darle vena lunga e precisa, piena d’energia, e la salinità minerale data dai terreni da cui arrivano le uve, con un magnifico equilibrio, c’è poco da fare, non smetteresti mai di farlo. E lo fai solo quando la bottiglia si è vuotata, accompagnando in serenità e golosamente i piatti cui l’hai abbinata.
Se non la conoscete, la declinazione Kretzer del Lagrein, provatela. Sono sicuro che mi direte grazie.