Valeva davvero la pena di ritornare nel mio amato Alto Adige, pardon, Süd Tirol, a Bozen, per l’edizione 2014 di una rassegna minore nelle dimensioni, ma non nell’organizzazione e nella riuscita come
Autochtona, Forum nazionale dei vini autoctoni svoltosi in anteprima alla rassegna Hotel presso Fiera Bolzano. Interessante non solo per assaggiare vini espressione di vitigni a diffusione locale provenienti da diverse regioni italiane, ma per partecipare, dulcis in fundo, a Vinea Tirolensis, banco d’assaggio dei vini, spesso strepitosi, prodotti dai membri dell’Associazione Vignaioli Alto Adige, o
Freie Weinbauern Südtirol.
Tantissime le suggestioni, e le autentiche emozioni (cosa rara nel mondo del vino sempre più omologato di oggi) provenienti dai vini di 70 (della novantina totale di aderenti) piccole aziende agricole operanti su tutto il territorio altoatesino presenti alla rassegna. Tra i protagonisti di rilievo i vignaioli operanti in quelle aree speciali, a conclamata vocazione alla produzione di bianchi di assoluta qualità, che sono la Val Venosta e la Valle Isarco. Questo senza nulla togliere, anzi, al lavoro eccellente, soprattutto su varietà come Schiava (Vernatsch), Pinot nero, Lagrein, Pinot (bianco e grigio), Sauvignon, ecc., di Weinbauern di zone come Santa Maddalena, Bassa Atesina, Oltreadige, Bolzano e dintorni. Sono i loro bianchi, Riesling (renano ovviamente), Sylvaner, Veltliner, Kerner, Pinot bianco, Gewürtraminer (in larga parte trocken, ovvero secchi e senza eccessi di piacionerie cattura guide) a lasciarci sbalorditi per la loro fragranza e purezza, per la coda lunga del loro gusto, il perfetto bilanciamento tra frutto, acidità e sapidità.
Uno dei vini che più mi ha colpito e che ho scoperto essere distribuito dal mio amico
Luca Cuzziol (complimenti per la scelta) è opera di un piccolo vignaiolo di
Varna, capoluogo cui fa capo
Novacella, celebre per la magnifica
Abbazia vinicola, che opera in proprio dal 2003 e dispone solo di 5 ettari di vigna, e si tratta di un
Kerner. In altre parole di un vitigno aromatico a bacca bianca creato nel 1929 in Germania da August Herold incrociando Schiava Grossa e precisamente la varietà Trollinger, con Riesling.
Il nome del vitigno è un omaggio a
Justinus Kerner, medico, scrittore e poeta tedesco (ha scritto poesie sul vino) dell’Ottocento. L’autore del nostro
Alto Adige Valle Isarco Kerner 2013 è invece
Hannes Baumgartner, la cui famiglia possiede da generazioni il maso
Strasserhof, posto al di sopra dell’Abbazia di Novacella, a circa 700 metri di altezza e collocato su un tranquillo e soleggiato versante a sud-est. Un maso, anche
piccolo agriturismo con
ristorante tradizionale (posto da zuppe d’orzo, mezzelune ripiene agli spinaci, canederli al formaggio, carne suina in salamoia servita con crauti o patate saltate in padella) la cui tradizione viticola risale fino all’alto Medioevo.
Sono tutti buoni i bianchi, affinati esclusivamente in acciaio, senza ricorrere, come fanno altri, al passaggio in tonneaux o botti di acacia realizzati da tonneliers locali, di Hannes, dal Riesling al Veltliner, dai profumi di gelsomino e agrumi, al Sylvaner dal deciso nerbo salato, fragrante e pieno di sapore, ma a conquistarmi è stato il Kerner, paglierino vivace intenso, brillante, luminosissimo.
Un vino di grande carattere e personalità, dai profumi fragranti, freschi, complessi, di assoluta nitidezza, dove spicca una leggera nota aromatica muschiata, sfumature di glicine, nocciola tostata, sale, pesca bianca e dal gusto salato, di grande nerbo, energia e acidità fresca, un vino dal gusto molto persistente, eppure finissimo ed elegante, che chiude, sempre su sale e pietra, con una coda lunghissima e vibrante, freschissimo e teso. Un piccolo capolavoro, da gustare come aperitivo, su pesce di lago e trote di torrente, su primi piatti e zuppe a base di verdure, che vale la pena cercare, nonostante la produzione, inferiore alle 5000 bottiglie, sia “confidenziale”.