Occorrerebbe una preparazione entomologica, per annoverare le cinquanta - o cinquecento - sfumature di Grignolino. Noi che invece no, non siamo così pratici delle colline del Monferrato per poterlo distinguere dal tipo, ci contentiamo di raccontare la gioia folgorante di questo bicchiere lucente, splendido di luce felice, e molto altro.
Pietro Arditi vinifica questo rosso trasparente, lieve di scarlatti e di piccole nuance porporate: ma soprattutto lievi, che scappano via dal vetro appena la luce le percuote.
Poi nel naso frutta e fiori, ma soprattutto raggi di sole: precisi come le ombre di mezzogiorno nelle giornate di giugno. E quelle ultime due note, di crostata di ciliegie prima, e di purissimo alcole, dopo. Sono tredici, i gradi dell'Euli, che van via come un sospiro: ma dicono, eccome, senza mai riscaldare oltre la linea di galleggiamento.
Poi l'assaggio, che sale mai dolce, a tratti anzi salato appena, poi ancora sottile e ricco allo stesso tempo, e poi ancora inoculato di piccoli tannini educati e un poco sfrontati, a risalire quel sorso che nel mezzo chiama solo la mano al calice, a versare ancora, perchè la bevuta è facile, il finale lindo, il ricordo lieve, il passo felpato, la mano carezzevole.
Non un qualsiasi Grignolino, ma da farci il bagno.